I Gentile dietro l’esclusione di Occhiuto. Convinsero Verdini, suocero di Salvini

In una cena a Roma l'accordo per far fuori il sindaco di Cosenza. Il leader del Carroccio succube del suocero. Alla rivoluzione ha preferito il "nuovo che avanza", presente nelle liste della Lega

Carlomagno

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Da sinistra Tonino e Pino Gentile, Jole Santelli, Denis Verdini e Matteo Salvini

A suggerire il veto di Salvini su Mario Occhiuto nella corsa a governatore della Calabria sarebbero stati esponenti della “vecchia politica calabrese” che avrebbero chiesto a un “mediatore”, parente di Salvini (il suocero Denis Verdini), la sua esclusione. E’ questo il retroscena, secondo quanto circola, che si sarebbe consumato a Settembre durante una cena a Roma tra i fratelli Gentile e lo stesso Verdini, fondatore di Ala (i “responsabili” per Renzi, ndr), il quale, tra una pietanza e l’altra, avrebbe accordato anche una candidatura ad uno dei fratelli, si parla di Pino, o la figlia Katia, ex vice di Occhiuto, nella lista della Lega guidata dal genero Salvini, a patto però che non ci fosse Mario (e Roberto) Occhiuto candidato presidente (sono noti gli scontri tra i fratelli Occhiuto e i Gentile), bensì una figura “nuova immacolata” che rispondeva al nome di Jole Santelli, fino a pochi giorni fa vicesindaco di Occhiuto e oggi ufficialmente in corsa per la Cittadella con il lasciapassare del leader del Carroccio e della stessa Meloni, a capo di Fratelli d’Italia.

Occhiuto, a quei tempi, era stato già indicato da Forza Italia quale candidato di FI alla presidenza della Regione Calabria, ma ha trovato Salvini che memore delle indicazioni del suocero, iniziava a porre incomprensibili veti e sulla sua persona, in primis a Cosenza, quando al teatro Morelli spiegava che per il candidato presidente bisognava “guardare avanti”, che occorreva un “radicale rinnovamento” con una persona “nuova immacolata”. Poi dopo mesi di tira e molla dal cilindro spuntò la persona “nuova e immacolata”, la Santelli appunto, che con una “manovra misera”, parole del sindaco di Cosenza, gli ha di fatto strappato la candidatura. Berlusconi, che ha tenuto finché ha potuto su Occhiuto, alla fine ha dovuto concedere al vecchio amico Denis e l’alleato Salvini l’alternativa Santelli, gradita ai Gentile, senza l’apporto dei quali, si sono convinti a Roma, in Calabria il centrodestra non avrebbe mai potuto competere contro Callipo, candidato del Pd.

Salvini e Meloni si ritrovano dunque a sostenere politici calabresi che calcano il palcoscenico da trenta o 40 anni che hanno sempre occupato posti di potere di primo piano in Calabria, – i socialisti Gentile e la Santelli – con l’idea professata di cambiarla, ma i dati statistici nei decenni mostrano al contrario un declino pauroso. Pino Gentile, oggi vicepresidente del Consiglio regionale, è stato agli inizi degli anni ’80 sindaco di Cosenza per poi fare il consigliere regionale nonché più volte l’assessore sempre di spessore.

Tonino, è nato nel Psi e dopo Tangentopoli fiutò bene l’aria dopo la scesa in campo di Berlusconi. Con gli azzurri è stato più volte parlamentare e sottosegretario di Stato all’Economia in uno dei governi Berlusconi. Poi dalla scissione tra Alfano e il cavaliere, il senatore decise di seguire l’ex guardasigilli nell’avventura del Nuovo centro destra, partito che si trovò a sostenere prima il governo Letta, poi quello di Matteo Renzi che lo nominò sottosegretario alle Infrastrutture.

Il caso “l’Ora della Calabria”, quotidiano che stava per pubblicare una indagine sul figlio Andrea (mai andata in stampa per volontà dell’editore Citrigno che avrebbe ricevuto pressioni dai Gentile), gli costò quella seconda nomina quando la stampa nazionale dopo aver sentito gli audio registrati dall’ex direttore dell’Ora, fece una pressione tale su Renzi da costringerlo a tornare sui suoi passi. Passata l’ondata di sdegno per quella vicenda, l’ex premier lo ripropose in uno dei rimpasti e Tonino Gentile diventò sottosegretario allo Sviluppo economico.

Jole Santelli, cosentina come i Gentile, fin dalla nascita di Forza Italia, nel ’94, entrò subito nel cerchio magico di Berlusconi. Eletta in Parlamento nel 2001, dove si trova tutt’ora, è stata sottosegretaria di Stato alla Giustizia nel secondo e terzo governo Berlusconi, nonché sottosegretario al Lavoro nel Governo Letta.

Insomma, Salvini alla “rivoluzione in Calabria”, ha preferito seguire vecchie logiche politiche, le stesse che da decenni hanno affossato la regione. Va da sé che il centrodestra è staccato; gli Occhiuto, che come i Gentile pure hanno i loro voti, hanno deciso di correre da soli col rischio concreto che il Centrosinistra prevalga nuovamente come nel 2014. Una replica della missione suicida di allora? Pare di sì. Leggi lo scontro tra i fratelli Gentile e i fratelli Occhiuto

Dino Granata