Migranti, con la Meloni al governo gli sbarchi sono triplicati

Carlomagno

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Non c’è stata una diminuzione degli sbarchi da quando c’è al governo il centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Gli sbarchi, in meno di due mesi, sono triplicati rispetto allo stesso periodo del governo dei “migliori” guidato da Mario Draghi, partecipato dall’attuale vicepremier Salvini che contro il fenomeno dell’immigrazione clandestina, ne aveva fatto una bandiera durante il governo gialloverde.

La Meloni – che in undici anni di opposizione ha sempre invocato il blocco navale – da quando è nella stanza dei bottoni non ha fatto praticamente nulla per allentare il traffico di esseri umani. “Un conto è stare in minoranza dove si fanno solo annunci, l’altro è governare per fare i fatti”, obietterà qualcuno nel centrodestra. Ma di fatti, in oltre cento giorni di governo meloniano, non se ne vedono tracce, se non quelli per demolire le norme varate dagli odiati Cinquestelle.

In sintesi, sono 14.104 i migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno ad oggi, secondo i dati del ministero dell’Interno guidato da Piantedosi che vengono aggiornati quotidianamente. Nello stesso periodo del 2022 (con Draghi a Palazzo Chigi) erano stati 5.345: l’aumento è dunque del 164%.

In questi sbarchi, secondo il ministero, dalla Guinea sono giunti 1.772 migranti e dalla Costa d’Avorio 1.720. Questi sono i principali paesi di provenienza di chi è arrivato via mare nel 2023. Poi ci sono Siria, Iran, Iraq, Pakistan, Afghanistan, Maghreb e Africa sub-sahariana.

I minori non accompagnati sono stati 861. Le persone soccorse dalle navi organizzazioni umanitarie sono invece 855, pari al 6% del totale. Sono in larga parte gli sbarchi autonomi, quelli fatti coi “barchini”, a fare la differenza. Come quello tragico di stamane nel crotonese. Approdi, quelli “minori”, che vengono resi noti soltanto nelle pagine dei giornali locali.

Per quanto riguarda le vittime di naufragi nel Mediterraneo, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ne conta 225 quest’anno, 26mila dal 2014, quando con il governo Renzi le coste del sud Italia erano (e sono rimaste) un colabrodo.