Bersani in Calabria ha detto tutto e niente tra figli di troi…ka, anziani baroni e bambole truccate

Carlomagno

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“Non possiamo tollerare elementi di classismo nell’istruzione, è il peggio che possa capitare alla societa”. Lo ha detto Pierluigi Bersani parlando all’Università della Calabria nella sua visita in regione, dove è stato contestato da un gruppo di studenti al grido: “Non siamo figli di troi… ka”.
La platea è quella delle grandi occasioni. In larga parte attempata, pochi giovani, truppe cammellate e molti baroni sessantottini, con qualche “bambola” truccata qua e là.

C’era il “nuovo” che avanza per usare una metafora. Che avanza lento ma deciso alla conquista della “nuova” Italia. Parla di tutto e di niente, Pigi Bersani. Tocca argomenti nazionali triti e ritriti. Le tasse, le riforme, (si guarda bene dal toccare a fondo quella del lavoro e delle pensioni). Non dice nulla sulle grandi questioni: l’alta finanza e il predominio delle banche, del ruolo dell’Europa, dell’euro, della Bce e dei trattati internazionali, ma butta giù qualche elogio a quel governo Monti che lui ha voluto e che ancora sostiene.

Tra battute e sorrisi, esterna finta sicurezza il leader che molti nel centrosinistra vorrebbero a palazzo Chigi. Il volto stanco per il fitto impegno (ieri su Sky ha perso il confronto con gli altri quattro contendenti, tra cui Renzi e Vendola), Pierluigi, sente tutto il fiato sul collo delle nuove leve che vorrebbero inchiodare una sua foto nei corridoi di via Sant’Andrea delle Fratte, con la didascalia: “Pierluigi Bersani, ex segretario del Pd”. Il 25 novembre è vicino e lui sente comunque la vittoria in tasca. Probabilmente la spunterà avendo a suo favore tutta la nomenclatura che Renzi vorrebbe mandare a casa.

“E’ un vero insulto alla società – ha detto poi Bersani – voler studiare e non poterlo fare. Dobbiamo riportare la tassazione ai livelli europei, del tema del diritto allo studio dovremmo farne un tema d’attacco della nostra politica.
Noi critichiamo le nostre università, ma dall’estero appariamo, in molti settori come quelli che formiamo meglio la gente. E infatti ci rubano i laureati”. Il leader del Pd ha poi elogiato il sistema universitario di Arcavacata definendolo “un fiore all’occhiello” nel panorama nazionale. Pesano poco, come doveva essere, gli scandali giudiziari che legano il nome dell’Ateneo alle false lauree.

“Ci vuole – secondo Bersani – un contratto unico dei ricercatori, un percorso più certo e favorire le start up che possono decollare da percorsi di ricerca. C’e’ tanto da fare”, ha detto in modo generico. Per Bersani “la legge Gelmini va certamente modificata, e tuttavia dico – ha aggiunto – che sono alla ricerca di una situazione in cui modificando quello che non va, si riesca a impostare una prospettiva stabile del sistema. Non possiamo prendere ogni anno degli schiaffoni. Facciamo una ragionata seria con gli aventi causa e cerchiamo di allestire una prospettiva, non possiamo destabilizzare il sistema ogni sei mesi. E c’e’ anche un meccanismo di turnover che va rivisto”. Il candidato alle primarie del centrosinistra si è recato poi a Crotone e Reggio Calabria dove ha chiuso il suo tour calabrese.

Bersani ha detto la sua anche sul sisma del Pollino (“Vigileremo”) e sul recente commissariamento del Comune di Reggio Calabria. “A Reggio la situazione è stata spinta dalla destra oltre i limiti della corretta amministrazione, perfino oltre i limiti della legalità”. Il Partito democratico, ha aggiunto, “darà una mano a questa città, cercando di affrontare i problemi aperti che sono stati provocati. Farò tutto il possibile per Reggio e i reggini, che meritano di meglio, anche nel ricordo di quel grande sindaco che è stato Italo Falcomatà”. Il leader è stanco e non si sbilancia più di tanto. Dalle sue parole trapelano insicurezza e tanta improvvisazione.