Omicidio Cosimo Ierinò, chiesto l’ergastolo per Andrea Sotira

Carlomagno

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Omicidio Cosimo Ierinò, chiesto l'ergastolo per Andrea Sotira
Nel riquadro Andrea Sotira, presunto autore materiale dell’omicidio Ierinò a Badolato

CATANZARO – La procura distrettuale Antimafia di Catanzaro ha chiesto la condanna all’ergastolo per Andrea Sotira, 39 anni, accusato di essere il presunto autore materiale dell’omicidio di Cosimo Ierinò, avvenuto a Badolato Marina nell’agosto del 2008.

La richiesta di condanna è stata avanzata ai giudici della Corte d’Assise di Catanzaro dinanzi ai quali è in corso il processo di primo grado.

L’accusa ha sostenuto che la vittima avrebbe pagato con la vita la sua decisione di allontanarsi dalla sua cosca, prima trasferendosi a Milano, e poi, una volta tornato in Calabria, avviando un’attività lavorativa in proprio. Al termine della requisitoria del pubblico ministero, il processo è stato rinviato al 7 giugno.

La svolta sull’omicidio di Cosimo Ierinò, nato il 24 marzo 1969, ci fu il 23 gennaio del 2013 quando i militari, dopo complesse indagini coordinate dalla Dda arrestarono presunti mandanti ed esecutore materiale.

L’omicidio, secondo gli investigatori matura attorno ad una sorta di “vendetta” interno alla ‘ndrina. Il clan Leuzzi non avrebbe accettato che Cosimo Ierinò avesse deciso di abbandonare la consorteria per mettersi in proprio. I militari notificarono un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Cosimo Leuzzi, al tempo 59 anni, Vincenzo Gallace (66), Cosimo Spatari (52) e, appunto, Andrea Sotira (oggi 39enne).

Secondo la ricostruzione degli investigatori, nel 2007 Ierinò, sparò alcuni colpi di fucile contro Spatari e successivamente quest’ultimo tentò, a sua volta, di uccidere lo stesso Ierinò. Dopo questi due agguati venne deciso l’omicidio di Cosimo Ierinò, che sarebbe stato eseguito materialmente da Andrea Sotira, oggi sotto processo.

Per individuare l’esecutore ed i mandanti dell’omicidio, la Dda di Catanzaro si era avvalsa delle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia. “L’omicidio di Ierinò – ha disse il procuratore capo di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo – ha fatto molto scalpore negli ambienti della ‘ndrangheta. Ierinò si era allontanato dalla cosca Leuzzi e non era ritenuto più affidabile”.

“Dopo due attentati aveva deciso di mettersi in proprio e questo ha provocato la sua uccisione. Grazie ad una serie di indagini, e alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, siamo stati in grado di ricostruire quanto è avvenuto nell’area al confine tra le province di Catanzaro e Reggio Calabria”. Bombardieri, citato in un resoconto dell’Ansa, spiegò, che agli arresti si era giunti “al termine di un lavoro investigativo intenso e che ha trovato riscontri nelle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia. Siamo ora riusciti a ricostruire le dinamiche delle cosche in quel territorio”.