Enti in house, Muzzì replica a Oliverio: “Un errore chiudere Field”

L'ex presidente della Fondazione calabrese al governatore: "Accomunare la storia di Field a tutto quel sottobosco regionale fatto di clientele è stata una grave dimostrazione di ignoranza amministrativa"

Carlomagno

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L’ex presidente della Fondazione Field, Mario Muzzì

di Mario Muzzì *

Premetto che ho grande stima della storia politica del Presidente Oliverio, scandita peraltro da tappe significative lungo il suo percorso istituzionale (Sindaco, Consigliere e Assessore Regionale, Deputato, Presidente della Provincia ed in ultimo Governatore della Calabria) e altrettanto rispetto per la coerenza politica che nel lungo arco di tempo ne ha caratterizzato l’impegno, ma non posso fare a meno di stigmatizzare le sue dichiarazioni, rese a margine della presentazione di un libro incentrato sulla presunta scomodità della sua azione riformista a non ben precisate consorterie di potere che, da tempo, condizionerebbero la gestione amministrativa della Regione Calabria!

Tralascio, per carità di patria, la risibile (forse ridicola) affermazione sulla cancellazione della politica dalle segreterie degli assessori regionali (!) per richiamare l’attenzione dei calabresi sui meriti vantati dallo stesso Oliverio per aver disboscato la Regione da una miriade di enti sub regionali e fondazioni che, a suo dire, procuravano solamente danni e clientela! Tra le fondazioni ha citato testualmente la Field, accostandola ad altre come Calabria Etica e Calabresi nel mondo, che ho avuto l’onore di presiedere nei cinque anni della Giunta Loiero.

Proprio nella qualità di ex legale rappresentante della Field, ente in house della stessa Regione, avverto il dovere morale di spendere qualche breve considerazione non tanto nei confronti di chi l’ha voluta (prof. Meldolesi) o di chi ha inteso rilanciarla (Agazio Loiero), quanto soprattutto di quel formidabile capitale umano di eccellente qualità che, proprio sotto la guida di Meldolesi, si era formato sul campo per animare e accompagnare processi innovativi di sperimentazione nelle politiche attive per l’emersione del lavoro nero e per lo sviluppo dei territori! Vorrei che non fosse fraintesa questa mia doglianza che è quella di un democratico e di un cittadino calabrese, ma che è anche quella di un ex Presidente di quella Fondazione che, senza strafare e grazie all’impegno di quella meravigliosa squadretta di uomini e donne che ne hanno consentito la gestione con il bilancio consuntivo sempre in attivo, si è prodigato per erigerla a modello di buone prassi, unanimemente riconosciuto a livello nazionale e internazionale!

Orbene la decisione politica di sopprimerla, pur scorrettamente adottata dal Consiglio Regionale su input dello stesso Oliverio, in spregio all’impegno assunto di restituirla al ruolo di “serio organismo in house” faticosamente conquistato con l’U.E., per le modalità e la tempistica che ne hanno permesso l’adozione, lascia spazio a molti dubbi e preoccupanti congetture, che una meticolosa indagine giudiziaria farebbe bene a verificare, al di là dell’evidenza che le dimensioni drammatiche e la consecutio dinamica delle azioni criminogene che hanno partorito la scandalosa vicenda dell’era scopellitiana l’abbiano potuta rendere assai più grave di tante altre!

In un pubblico confronto mi piacerebbe poter domandare che fine abbiano fatto le ingenti somme di denaro sottratte alla Fondazione e quale destino lavorativo è stato riservato a quel manipolo di professionisti che pure doveva trovare un minimo di attenzione nella giungla del precariato regionale!

Aver accomunato la storia della Field in termini semplicistici a tutto quel sottobosco regionale impregnato di clientela e di malversazione è stato non solo una grave dimostrazione di ignoranza amministrativa, quanto un errore irreparabile sul percorso di razionalizzazione dell’intera burocrazia regionale!”.

* Ex Presidente della Fondazione Field