Processi aggiustati, Bonafede chiede sospensione per il giudice Marco Petrini

Secondo il ministro della Giustizia le condotte del magistrato, anche se dovesse essere scarcerato, sono per la loro gravità, incompatibili con l'esercizio delle funzioni

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)
Marco Petrini

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha promosso l’azione disciplinare mediante richiesta di indagini al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione nei confronti del magistrato Marco Petrini, presidente di sezione presso la Corte d’appello di Catanzaro, nonché presidente della commissione provinciale tributaria, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di corruzione in atti giudiziari su ordine della Procura di Salerno.

Il Guardasigilli ha, inoltre, richiesto alla Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura che, in caso di revoca della misura cautelare, Petrini venga sospeso dall’esercizio delle funzioni, gli venga sospeso lo stipendio e che venga collocato fuori dal ruolo organico della magistratura.

Secondo il ministro della Giustizia le condotte messe in atto da Petrini, per cui è stata emessa la misura cautelare penale, sono per la loro gravità, incompatibili con l’esercizio delle funzioni giurisdizionali nelle condizioni di necessario prestigio.

Dal quadro indiziario “emerge, infatti – sottolinea una nota – la totale strumentalizzazione della funzione giurisdizionale esercitata da Petrini ai propri interessi illeciti di natura personale ed economica, perseguiti in spregio dell’interesse pubblico e dei principi di imparzialità e buon andamento della funzione giudiziaria”.

“Appare inconcepibile – si legge nel documento trasmesso al Csm e firmato da Alfonso Bonafede – anche se dovesse venir meno la cautela penale, un ritorno al proprio posto di Petrini, se non a prezzo di un inaccettabile vulnus al prestigio della magistratura”.

Secondo la tesi accusatoria il magistrato sarebbe intervenuto, in cambio di consistenti somme di denaro, oggetti preziosi e anche prestazioni sessuali per determinare sentenze e provvedimenti in favore dei corruttori. L’inchiesta è partita nel 2018 ed è stata condotta inizialmente dalla Procura di Catanzaro, per poi passare, per competenza, alla Procura di Salerno, proprio perché tra le persone indagate figurava il magistrato della Corte d’appello di Catanzaro.