Usura ed estorsione a due commercianti, arrestata una coppia di coniugi

Carlomagno

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Le difficoltà economiche li avevano indotti a rivolgersi agli usurai per avere un po’ di “ossigeno” dal momento che le banche avevano chiuso loro i rubinetti del credito. Un calvario durato anni durante i quali hanno subito minacce, botte ed estorsioni. L’incubo di due commercianti di Guardavalle, centro del Catanzarese, è finito grazie al loro coraggio di denunciare tutto ai Carabinieri di Soverato che stamane, dopo un anno di indagini, hanno arrestato una coppia di coniugi considerata vicina ad ambienti del crimine organizzato.

Si tratta di Francesco Galati, 43enne, e la moglie, Giuseppina Taverniti, 40enne, entrambi residenti nel comune di Guardavalle. Galati è stato ristretto in carcere, mentre la donna sottoposta agli arresti domiciliari. Entrambi sono ritenuti responsabili di usura ed estorsione.

Gli arresti sono stati autorizzati dal giudice presso il tribunale di Catanzaro su richiesta del pm Debora Rizza della Procura del capoluogo guidata da Nicola Gratteri.

Le indagini hanno avuto inizio nel maggio 2019, a seguito della denuncia presentata ai Carabinieri dalle vittime, titolari di un esercizio commerciale e un’attività produttiva, ed è stata sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e analisi di dati, ma anche osservazioni, pedinamenti e accertamenti patrimoniali.

Gli elementi acquisiti nel corso dell’attività investigative, spiega una nota della Procura, hanno consentito di accertare le difficoltà economiche e il conseguente stato di bisogno delle vittime, che le avevano indotte a ricorrere a canali abusivi di credito, ricevendo in prestito dai due indagati la somma iniziale di 20.000 euro, nel 2016, e ulteriori dazioni successive, per complessivi 200.000 euro.

In relazione alla citata pendenza creditoria, sono state anche documentate le condotte estorsive messe in atto dagli indagati nei confronti delle vittime, mediante minacce di morte e percosse, inoltre finalizzate ad impadronirsi di beni immobili e attività commerciali di proprietà delle vittime.

I fatti oggetto delle indagini sono stati inquadrati in un più ampio contesto di matrice ‘ndranghetista, attesa la riconducibilità degli indagati alla cosca Gallace, attiva nell’area ionica catanzarese, con proiezioni nel Lazio e in Lombardia.

Nel medesimo contesto, è stato eseguito un sequestro preventivo di beni mobili e immobili riconducibili agli indagati nei comuni di Guardavalle, Soverato e Nettuno, per un valore complessivo di oltre 100.000 euro.