Duplice omicidio mafioso a Lamezia, arrestati presunti mandanti ed esecutori

Nell'agguato, che risale al 2000, rimasero uccisi Giovanni Torcasio e Cristian Matarasso. Il movente era riconducibile alla volontà delle cosche confederate Iannazzo e Cannizzaro – Da Ponte di vendicare gli omicidi di Francesco Iannazzo e Giuseppe Cannizzaro

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

Svolta nelle indagini su un duplice omicidio di mafia commesso a Lamezia Terme venti anni fa. Stamane agenti della Squadra mobile di Catanzaro hanno eseguito una ordinanza in carcere a carico di 4 uomini perché ritenuti presunti mandanti ed esecutori materiali del duplice omicidio di Giovanni Torcasio, classe ‘64 e Cristian Matarasso, classe ‘78, uccise in un agguato mafioso a Lamezia Terme il 29 settembre 2000. Il provvedimento è stato emesso dal giudice presso il tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda di Catanzaro.

La misura è stata notificata ad Antonio Davoli, di 54 anni, Pietro Iannazzo, di 45 anni, Vincenzino Iannazzo, (66) e Domenico Cannizzaro, (54), ritenuti tutti esponenti di vertice delle cosche federate della ‘ndrangheta lametina, “Iannazzo – Cannizzaro – Da Ponte”, è già detenuti, alcuni anche in regime 41 bis, a seguito delle condanne riportate in relazione al processo “Andromeda”, che ha riguardato le ‘ndrine citate.

In particolare, le indagini hanno permesso di ricostruire le fasi ideative ed esecutive del fatto di sangue anche grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, uno dei quali indagato per il medesimo delitto, che hanno trovato puntuale riscontro negli accertamenti condotti dalla Squadra mobile di Catanzaro, delineandosi il ruolo di Vincenzino Iannazzo e Domenico Cannizzaro, soggetti considerati al vertice delle rispettive famiglie, quali mandanti dell’evento omicidiario, e di Antonio Davoli e Pietro Iannazzo, quali esecutori materiali del delitto.

Il duplice omicidio era stato consumato al termine di un lungo inseguimento iniziato nel centro di Lamezia Terme e concluso, dopo circa 3 km, nei pressi del bivio Carrà Cosentino, quando i presunti killer, Antonio Davoli e Pietro Iannazzo, alla guida di una moto di grossa cilindrata precedentemente rubata, raggiungevano le vittime, colpendole con numerosi colpi di pistola.

Nella circostanza, Cristian Matarasso morì nell’immediatezza, mentre Giovanni Torcasio, che aveva anche tentato una disperata fuga, era morto durante il trasporto in ospedale. Il movente del duplice omicidio risiedeva, in quel particolare periodo storico, nella volontà delle cosche confederate Iannazzo e Cannizzaro – Da Ponte di vendicare gli omicidi di Francesco Iannazzo classe ‘51 e Giuseppe Cannizzaro classe ‘38 e, al contempo, prevenire ulteriori azioni omicidiarie ai loro danni, desunti dal tentativo, all’epoca, di Giovanni Torcasio di rinforzarsi attraverso la ricerca di nuovi alleati.