Intrecci tra ‘ndrangheta e politica, i precedenti degli ultimi dieci anni

Carlomagno

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Non c’è stata legislatura regionale in Calabria in cui non ci siano state incursioni della magistratura con inchieste che hanno portato alla luce intrecci tra politica e ‘ndrangheta, culminate con arresti di importanti esponenti politici, oltre a boss e gregari dei clan calabresi.

Per citare alcune delle inchieste più recenti, nel dicembre 2010 venne arrestato Santi Zappalà, eletto a marzo di quell’anno con il Pdl quando il presidente della giunta era Giuseppe Scopelliti. Zappalà, che racimolò oltre 11mila voti, era accusato di avere avuto legami elettorali con la cosca dei Pelle. L’operazione era stata denominata “Reale 3”.

A fine novembre 2011, a finire nella rete dei pm antimafia di Milano, è Franco Morelli, ex capo di gabinetto del governatore Chiaravalloti, eletto nelle fila del Pdl. Morelli, arrestato nell’ambito dell’operazione “Infinito”, era accusato di avere avuto legami con il clan Valle-Lampada.

Nell’estate 2016 arriva l’inchiesta “Mammasantissima”. In manette finiscono l’ex consigliere regionale Alberto Sarra e l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare Psdi, entrambi accusati di essere al vertice di una cupola di ‘ndrangheta calabrese.

Nel febbraio 2017 viene arrestato anche il consigliere regionale di Forza Italia Nazzareno Salerno, ex assessore regionale al Lavoro. Secondo la Dda di Catanzaro, Salerno allora sarebbe stato artefice di un presunto comitato d’affari volto a distrarre quattrini dal fondo sul credito sociale.

A Luglio 2019 con l’inchiesta “Libro nero” finiscono in manette il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Alessandro Nicolò e il capogruppo del Pd a palazzo Campanella Sebi Romeo,  il primo accusato di associazione mafiosa, il secondo di tentata corruzione. In quella circostanza venne indagato in stato di libertà, per concorso esterno in associazione mafiosa l’ex consigliere regionale ed ex assessore dem Demetrio Naccari Carlizzi, arrestato poi successivamente.

Nel dicembre 2019 la Dda di Catanzaro diede il via alla maxi operazione Rinascita-Scott con cui vengono arrestate oltre 300 persone. Tra questi, ci sono nomi eccellenti: il parlamentare azzurro Giancarlo Pittelli, il sindaco Pd di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino e l’ex assessore regionale Luigi Incarnato. Per l’ex vicepresidente della giunta Loiero, Nicola Adamo, venne disposto il divieto di dimora in Calabria.

Il 15 gennaio 2020, nell’ambito dell’inchiesta “Genesi” in cui venne arrestato il giudice Marco Petrini, presidente di sezione presso la Corte di Appello di Catanzaro, finì in manette per ordine del gip distrettuale di Salerno, Giuseppe “Pino” Tursiprato, ex consigliere regionale socialista della Calabria.

Il 25 febbraio 2020 scatta l’inchiesta “Eyphémos”. Agli arresti finisce il consigliere appena eletto di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo. E’ accusato di presunti legami con la ‘ndrangheta degli Alvaro. L’esponente politico non entrerà mai a palazzo Campanella, rinnovato il 26 gennaio. Insieme a lui finisce nei guai anche il senatore Marco Siclari. Per il parlamentare forzista la Dda chiese l’autorizzazione a procedere a palazzo Madama.

Oggi, 19 novembre 2020 con l’inchiesta “Farmabusiness” è stata la volta di Domenico Tallini, la più alta carica istituzionale della regione, accusato di aver agevolato la cosca Grande Aracri di Cutro che a sua volta, secondo l’accusa, lo avrebbe sostenuto alle elezioni regionali del 2014.