‘Ndrangheta, l’imprenditore Gallo il “jolly” tra cosche e politica

Antonio Gallo, a capo di un'azienda di dispositivi antiinfortunistici, è l'uomo chiave dell'inchiesta della Dda di Catanzaro "Basso profilo". Avrebbe condizionato diverse gare d'appalto per risultare primo con la complicità di clan, funzionari e politici

Carlomagno

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Corruzione, turbata libertà degli incanti, truffa ai danno dello Stato, associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, autoriciclaggio e reati tributari. Questi alcuni dei capi d’imputazione formulati, a vario titolo, nell’ambito dell’operazione “Basso profilo” della Dia, coordinata dalla Dda di Catanzaro.

Figura centrale del sistema risulta essere Antonio Gallo, 41 anni, di Catanzaro, imprenditore di riferimento, secondo l’accusa, della ‘ndrangheta crotonese. Grazie a una fitta rete di relazioni, sarebbe stato capace di turbare una serie di gare d’appalto mese sotto la lente d’ingrandimento dagli uomini della sezione operativa della Dia di Catanzaro, bandite tra il 2017 e il 2018 dalle stazioni appaltanti del Consorzio di bonifica Jonio-Crotonese e Jonio-Catanzarese.

Si tratta di appalti dal valore complessivo di 107.415 euro per la “fornitura di materiali e dispositivi antiinfortunistici–programma forestazione 2017”. La turbativa, aggravata dal metodo mafioso, dei pubblici incanti investigati, sarebbe stata stata messa in atto attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate.

Se l’azienda Gallo non risultava vincitrice, venivano messe in atto manovre – sotto forma degli affidamenti diretti in via d’urgenza – al fine di controllare la gara e assicurare a Gallo comunque un guadagno. Attività delittuose, secondo l’accusa, risultate aggravate dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta. In questo sistema, sostenuto da un collante composito fatto di imposizione mafiosa e collusione, “lo scopo perseguito dal sodalizio criminale – scrive la procura catanzarese – è stato quello di garantirsi il controllo del sistema delle gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi”.

Gallo, con l’ausilio di politici locali e dipendenti, avrebbe o realizzato una lunga serie di reati contro la pubblica amministrazione con condotte “a monte” delle gare di appalto. In questo contesto, sarebbe emersa l’acclarata complicità, a vario titolo, di pubblici ufficiali (direttori, responsabili e funzionari dell’ufficio appalti e contratti, R.U.P. e un membro di commissione dei procedimenti relativi agli appalti) incaricati dalle relative stazioni appaltanti, che nei giorni della preparazione del bando e durante la sua istruttoria si sono seduti a tavola con quello che doveva essere, sin dal principio, il vincitore recandosi a cena con pregiudicati appartenenti alla “locale” di ‘ndrangheta di Mesoraca.

Il Rup e i componenti della commissione avrebbero dovuto favorire l’aggiudicazione dell’appalto attraverso la predisposizione dei bandi di gara con elementi selettivi stringenti o di difficile dotazione per altri partecipanti ma, data l’impossibilità per Gallo di piazzarsi primo in graduatoria, avrebbero artatamente predisposto ogni mezzo per annullare la gara accogliendo l’istanza di Gallo, anche questa concordata con i responsabili del procedimento, al fine di riservare per gli anni successivi la possibilità di far partecipare l’imprenditore ad altre gare e porre le premesse per commissionare forniture attraverso affidamenti diretti. Le indagini hanno fatto emergere un complesso ed articolato sistema di interazioni tra imprenditori e consulenti fiscali della zona. Nell’indagine figurano due commercialisti, entrambi originari di Roccabernarda, con studio fiscale a Catanzaro Lido dedicato ai bisogni dell’organizzazione.