Omicidio Macrì a Crotone, assolto in appello il presunto responsabile

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

La Corte d’assise d’Appello di Catanzaro ha assolto dall’accusa di omicidio Gianluigi Foschini, 27 anni di Crotone, ribaltando la decisione dei giudici di primo grado che avevano condannato il giovane a 30 anni di reclusione. Foschini era accusato dell’omicidio di Francesco Macrì, di 73 anni, ucciso in un agguato in strada a Crotone l’11 agosto del 2014.

L’uccisione di Macrì, secondo l’accusa, sarebbe stato da inquadrare nella guerra tra le cosche crotonesi. Gianluigi Foschini era stato arrestato, su disposizione della Dda di Catanzaro, il 16 gennaio del 2018 dalla squadra Mobile di Crotone.

Alla base dell’arresto anche un’intercettazione nella sala d’attesa della Questura di Crotone in cui Vittorio Foschini, fratello di Gianluigi, gli chiede se avessero usato il cappuccio. Una frase che per gli inquirenti rivelava che Vittorio Foschini fosse a conoscenza che il fratello avesse preso parte all’agguato contro Macrì.

I difensori di Gianluigi Foschini, gli avvocati Aldo Truncè e Francesco Gambardella, hanno ottenuto dalla Corte d’Assise d’Appello la riapertura dell’istruttoria dibattimentale proprio riguardo alla difficile comprensione di quella frase, che era la prova più importante a carico di Vittorio Foschini.

La consulenza di un perito ha confermato la tesi degli avvocati della difesa, secondo cui che quella registrazione non permetteva di comprendere le parole pronunciate. Da qui la sentenza di assoluzione di Foschini, che è stato così rimesso in libertà.