‘Ndrangheta, chiusa indagine “Basso profilo”: 83 indagati, tra cui Cesa e Talarico

Carlomagno

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Cesa e Talarico

La Dda di Catanzaro ha chiuso le indagini dell’inchiesta “Basso profilo” nei confronti di 83 persone tra le quali il leader dell’Udc Lorenzo Cesa e l’ex segretario regionale del partito nonché – al momento del suo arresto – assessore regionale al Bilancio Francesco Talarico, accusati entrambi di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso. Per l’esponente calabrese contestato anche il voto di scambio politico-mafioso alle politiche del 2018. L’inchiesta, che ha portato ai domiciliari Talarico, riguarda i presunti intrecci tra le cosche del crotonese e politici, imprenditori, pubblici amministratori.

Tra gli indagati figurano anche l’ex presidente di Confindustria Giovani di Crotone Glenda Giglio e Rocco Guglielmo, notaio di Catanzaro. Nel filone politico affaristico sono coinvolti Tommaso e Saverio Brutto (padre e figlio; il primo ex consigliere comunale di Catanzaro), Ercole e Luciano D’Alessandro (anche loro padre e figlio; il primo ex militare della Guardia di finanza), Antonio Gallo (ritenuto imprenditore di riferimento dei clan del Crotonese), l’imprenditore Antonio Pirrello, l’avvocato Claudio Larussa. Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso.

Cesa, all’epoca dei fatti eurodeputato, per l’accusa, “d’intesa con Talarico” si sarebbe impegnato “ad appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti, proponendosi di fornire indicazioni su soggetti incardinati in enti pubblici, in società in house e anche in Albania”, dove Gallo avrebbe voluto trasferire e ampliare il proprio business.

Talarico, da parte sua, come candidato alle politiche del 2018, avrebbe offerto il suo appoggio, “in cambio di un consistente pacchetto di voti, per introdurre Gallo e Pirrello in ambienti politico-istituzionali nazionali”: sarebbe stato lui a presentare gli imprenditori e i Brutto a Cesa.

A Talarico viene contestato anche il reato di scambio elettorale politico-mafioso sempre in relazione alla candidatura alle politiche 2018. In quella occasione, per l’accusa, si sarebbe incontrato con alcuni referenti reggini di Gallo, “dichiaratamente vicino all’ex senatore Antonio Caridi”, “in particolare Natale Errigo (anch’egli indagato, ndr) – imparentato con esponenti della cosca De Stefano-Tegano di Archi”.