‘Ndrangheta, blitz della Polizia in Calabria e in altre regioni: 56 arresti

I provvedimenti sono stati emessi dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda. In manette sono finiti 'ndranghetisti e colletti bianchi insospettabili. In carcere l'ex assessore al Lavoro della Regione Calabria Stillitani. Sequestro beni per oltre 200 milioni di euro

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)
archivio

L’Olimpo delle ‘ndrine sulla “Costa degli Dei”. La Polizia di Stato ha eseguito un’operazione, coordinata dalla Dda di Catanzaro, per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 56 persone accusate, a vario titolo, tra l’altro, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, estorsione e sequestro di persona. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda. In tutto sono 78 gli indagati.

L’operazione è stata effettuata, oltre che in Calabria, ed in particolare a Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio, anche in varie località del territorio nazionale come Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L’Aquila, Spoleto e Civitavecchia.

Alle persone coinvolte nell’operazione, in codice “Olimpo”, vengono contestati anche i reati di trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e dall’agevolazione mafiosa. Nell’ambito dell’operazione, inoltre, sono stati sequestrati beni mobili ed immobili per un valore di 250 milioni di euro.

L’operazione condotta dal Servizio Centrale Operativo e dalle Squadre mobili di Vibo Valentia e Catanzaro ha permesso di smantellare una potente consorteria mafiosa legata alla ‘ndrangheta vibonese e di sequestrare beni per oltre 200 milioni di euro.

Le indagini hanno documentato l’operatività della ‘ndrina La Rosa, il loro controllo del territorio e la prassi estorsiva del gruppo nei confronti di strutture ricettive e cantieri di edilizia pubblica e privata.

Inoltre, la stessa ndrina, in sinergia con altre articolazioni mafiose, gestiva una filiera comunicativa ed economica che gli ha consentito di consolidare la propria posizione all’interno dell’organigramma criminale attraverso la consegna di “pizzini” e di denaro contante destinato al “Crimine”, vertice dell’organizzazione ‘ndranghetistica vibonese.

Per di più si è riscontrata l’infiltrazione delle ndrine Mancuso e Accorinti nella gestione di un noto villaggio turistico a Pizzo Calabro (Vibo Valentia) e il loro ingresso negli asset imprenditoriali, per dissimulare il versamento di tangenti attraverso la fornitura di beni e servizi.

In tal contesto, i poliziotti hanno scoperto l’esistenza di intermediari che si sono occupati di ottenere l’accreditamento di investimenti esteri a favore della criminalità organizzata, promuovendo l’attività turistica grazie a contatti con persone vicine al Dipartimento Turismo della Regione Calabria, al fine di agevolare l’assegnazione di fondi pubblici.

È stato scoperto inoltre un complesso sistema di traffico di veicoli rubati in Italia e destinati all’estero, in particolare Malta e Romania, gestito dai vertici della criminalità organizzata. Questi hanno dimostrato la capacità di imporre la restituzione dei veicoli rubati agli imprenditori “protetti”, rafforzando così le relazioni di complicità e consenso con le vittime dei furti.

A seguito dell’operazione Olimpo, il direttore Centrale anticrimine della Polizia di Stato Francesco Messina ha sottolineato che “la poderosa operazione di polizia giudiziaria, oggi portata a conclusione dalla Polizia di Stato nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Roma, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L’Aquila e Perugia, ha consentito di smantellare un’agguerrita consorteria mafiosa riconducibile al “crimine” di ndrangheta vibonese, da almeno 4 anni costantemente impegnata nella massiva consumazione di diversi delitti con il conseguente inquinamento dell’economia locale, finendo così con il condizionare la libertà economica e commerciale dell’intero tessuto sociale del litorale e delle aree prossime alla rinomata località turistica di Tropea”.

“Colpiscono, a fronte della consistente attività estorsiva consumata dalla struttura mafiosa disarticolata nei confronti di numerosissime imprese locali, sia la totale assenza di denunce all’Autorità Giudiziaria, di fatto costituente una cessione di libertà economica da parte degli estorti nei confronti degli estorsori, che l’azione facilitativa ad opera di pubblici funzionari coinvolti nelle indagini in quanto prossimi all’organizzazione investigata”.

In manette sono finiti ‘ndranghetisti e colletti bianchi insospettabili. Nuovamente arrestato l’ex assessore regionale al Lavoro Francescantonio Stillitani e suo fratello Emanuele. Secondo l’accusa sarebbero vicini alle consorterie vibonesi. Arrestati anche il segretario del prefetto di Vibo, Rocco Gramuglia, e un altro dirigente della prefettura.