Caso Rende, Pd: "Infiltrazioni mafiose mai provate. E' un depistaggio"

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

marco minniti“L’interpellanza presentata alla Camera e al Senato dai parlamentari calabresi del PDL su presunte e mai provate infiltrazioni mafiose nel comune di Rende, non può che essere definita un volgare tentativo di depistaggio dell’opinione pubblica. E’ chiaro a tutti che il tentativo è solo quello di far dimenticare il tracollo del ‘modello Reggio’ e il fallimento della politica amministrativa in Calabria. Com’è noto, la “Cooperativa Rende 2000”, nata nel 2000, ha ottenuto la gestione, dopo regolare gara, di alcuni servizi, pur potendo l’Amministrazione Comunale procedere all’affidamento diretto. Nel 2008 il Comune ha inteso costituire una società per garantire i servizi comunali e con sensibilità sociale ha assunto, sempre nel rispetto della legislazione vigente, a tempo parziale i lavoratori della Cooperativa in numero di circa duecento. Si tratta, quindi, di lavoratori che hanno accettato un salario dimezzato per via del tempo parziale pur di evitare un numero inferiore di occupati e, cosa importante, hanno presentato il certificato del casellario giudiziario del tutto regolare. Successivamente un lavoratore, in una conversazione telefonica con un presunto delinquente, ha chiesto voti per due amministratori, candidati al Consiglio provinciale di Cosenza. Sull’episodio è in corso un’indagine dell’Autorità Giudiziaria e chiunque abbia un minimo di senso dello Stato e di rispetto delle regole democratiche, apprezza la tempestività delle opportune verifiche da parte della magistratura e delle forze dell’ordine. E ne attende i risultati. Cosa c’entra tutto questo con la pretesa del centrodestra di pretendere l’intervento del Ministro degli Interni, al fine di ottenere la Commissione di Accesso al comune di Rende, per verificare eventuali infiltrazione mafiose? Il comune di Rende, per tradizione decennale, gode in Calabria di grande considerazione per essere stato diretto da amministratori di grande solidità riformista. La città costruita a sud di Cosenza è un modello di efficienza dei servizi, di rispetto dell’ambiente, di buona amministrazione e di rispetto delle leggi. In questo caso sì che possiamo parlare di Rende come un modello di sviluppo e di crescita, apprezzato in tutta Italia. Ben altro è il modo di amministrare del centrodestra, simboleggiato dallo scandaloso ‘modello Reggio’, fondato sulla sistematica violazione delle leggi. Tanto che per infiltrazioni mafiose è stato di recente sciolto il consiglio comunale reggino. L’ inopportuna presa di posizione dei parlamentari calabresi del centrodestra su Rende, vuole certamente nascondere il fallimento della loro esperienza di governo in alcuni importanti comuni calabresi e nella stessa Regione. Se la loro intenzione è quella di provocare un polverone per dimostrare l’omologazione di tutte le forze politiche, sbagliano bersaglio e rendono ancora più evidente il loro disagio e lo smarrimento provocato dalle note vicende reggine e dalla fallimentare gestione della Regione”. E’ quanto si legge in una nota dei deputati del Pd, Franco Laratta, Doris Lo Moro, Cesare Marini, Marco Minniti e Nicodemo Oliverio.