Cosenza, 'Ndrangheta e droga, sgominato clan Perna. FOTO

Carlomagno

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Droga, arrestati di Cosenza operazione Apocalisse - clan Perna Marco
Le foto diffuse dai Carabinieri. In alto da sinistra in senso orario: Porco Francesco, Francavilla Pasquale, Marco Perna, Minieri Andrea, Giannone Giovanni, Chiappetta Giuseppe. Seconda fila: Cairo Alessandro Andrea, Tripodi Ippolito, Muto Giuseppe, Bruno Giacinto, Calvelli Bruno Francesco. Terza fila: Pati Denis, Giannone Danilo, Scarcello Paolo, Scigliano Francesco, Caputo Domenico, Bruni Pasquale

Sgominato il clan Perna di Cosenza in una maxi operazione antidroga dei carabinieri del capoluogo bruzio scattata alle prime luci dell’alba. L’operazione, denominata “Apocalisse”, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed eseguita da circa 140 militari, tra cui le “teste di cuoio” dei carabinieri dello Squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria” e le unità Cinofile antidroga e antiesplosivo.

Arrestati numerosi esponenti del presunto clan Perna operante a Cosenza e nell’hinterland e dedito principalmente al traffico stupefacenti “leggeri” come hashish e marijuana. Per chi non pagava la drova veniva “invitato” a contrarre prestiti con una finanziaria di “fiducia”.

Tra gli arrestati figura Marco Perna, 41 enne, cosentino, figlio di Franco Perna, capo dell’omonimo “gruppo criminale” attivo a Cosenza, attualmente ristretto in regime di 41 bis. Il gruppo è ritenuto responsabile di aver dato vita ad un traffico di stupefacenti articolato su una fitta rete di spaccio in grado di rifornire le piazze cosentine e del suo hinterland.

Secondo quanto emerso, per imporre il potere sul territorio gli uomini del clan Perna disponevano di armi, in parte sequestrate (4 pistole e 1 fucile), e si avvalevano di modalità tipicamente mafiose e specificamente contestate nel provvedimento di cattura. Le indagini hanno anche evidenziato il ruolo di leader assunto da Marco Perna, che aveva di fatto preso le redini del gruppo dopo l’arresto del padre.

L’attività investigativa, particolarmente articolata, è stata coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro (procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e sostituto procuratore Pierpaolo Bruni) e svolta dai militari del reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza in collaborazione con i colleghi della Compagnia del capoluogo bruzio.

L’attività di monitoraggio dei principali indagati ha abbracciato un periodo di circa un anno, a partire dal settembre 2014 fino ad oggi. Numerosi i riscontri effettuati che hanno portato anche al rinvenimento di un vero e proprio deposito di armi e droga nell’enclave del gruppo criminale nel quartiere “Serraspiga” di Cosenza, dove sono stati sequestrati 110 chili tra hashish e marijuana.

Secondo quanto accertato dalle indagini, il clan Perna poteva contare anche sulla disponibilità di un deposito di armi e droga la cosca di ‘ndrangheta, che faceva capo a Marco Perna, figlio del boss da tempo detenuto Franco, sgominata con l’esecuzione di 19 fermi dai carabinieri di Cosenza. Il deposito è stato scoperto dai militari nel corso delle indagini che hanno portato all’operazione della scorsa notte per l’esecuzione dei fermi. Vi erano custoditi, tra l’altro, 110 chilogrammi di hashish e marijuana e due revolver di grosso calibro. L’attività di monitoraggio e controllo dei principali indagati da parte dei carabinieri ha riguardato un periodo di circa un anno, a partire dal mese di settembre del 2014.

Da quanto emerso, i presunti affiliati all’organizzazione, indicavano ai “consumatori abituali” che non potevano pagare la droga una finanziaria di fiducia che serviva a erogare prestiti per pagare i debiti della droga.

Si trattava di un “invito” da parte degli spacciatori a fare ricorso alla finanziaria per far fronte ai debiti. “Veniva proposto ai debitori del gruppo – ha spiegato il procuratore Bombardieri – di contrarre dei prestiti con una società finanziaria specifica, che veniva indicata dagli stessi appartamenti al gruppo criminale, per poter saldare i debiti”.

I fermati sono accusati anche di avere gestito un vasto traffico di stupefacenti articolato su una fitta rete di spaccio in grado di rifornire le “piazze” cosentine e del suo hinterland.

Nel corso delle indagini, condotte dai carabinieri di Cosenza, sono state raccolte le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Silvio Gioia, il quale ha raccontato l’articolazione del gruppo e come si sviluppavano le dinamiche interne. Dichiarazioni che hanno poi trovato riscontri nelle numerose intercettazioni telefoniche.

Le altre organizzazioni criminali tolleravano lo smercio delle sostanze stupefacenti leggere, mentre il rifornimento della cocaina doveva avvenire ad opera delle altre cosche operanti nel cosentino. Lo smercio, inoltre, veniva consentito dalle altre organizzazioni perché era una forma di mantenimento di Franco Perna in carcere, che non riceveva alcun “sovvenzionamento” dalle altre “organizzazioni”.

Oltre a Marco Perna, sono stati destinatari di misura cautelare Giovanni Giannone, Pasquale Francavilla, Sergio Raimondo, Alessandro Cairo, Andrea D’Elia, Luca Tripodi, Giacinto Bruno, Bruno Calvelli, Denis Patì, Riccardo Gaglianese, Danilo Giannone, Paolo Scarcello, Francesco Scigliano, Domenico Caputo, Pasquale Bruno, Carlo Bruno, Giuseppe Muto, Ivano e Alessandro Ragusa. Tra gli indagati, risulta anche il pentito Silvio Gioia, ex guardia giurata.