“Patto” mafia-politica a Rende. Arrestato Sandro Principe (Pd)

Carlomagno

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Sandro Principe rende
Sandro Principe, ex capogruppo Pd in consiglio regionale della Calabria.

RENDE (COSENZA) – Terremoto politico-giudiziario in Calabria dove la Dda di Catanzaro ha fatto arrestare 10 persone con l’accusa di presunte commistioni tra mafia e politica a Rende, secondo gli inquirenti consumate in occasione delle elezioni degli anni scorsi per le elezioni comunali, provinciali e regionali del 2010. Ai domiciliari Sandro Principe, ex dominus politico della città di Rende dove è stato sindaco per diverse legislature ed è il principale punto di riferimento del Pd rendese.

L’operazione è stata eseguita nella mattinata del 23 marzo dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari nei confronti di dieci persone. Tra questi vi sono quattro esponenti di vertice della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, egemone in provincia di Cosenza, per cui è stata disposta al custodia in carcere, nonché per 5 esponenti del mondo politico, posti agli arresti domiciliari.

Gli ex amministratori che vanno ai domiciliari sono Sandro Principe, ex Sindaco di Rende, già sottosegretario al Lavoro, ex assessore regionale alla Cultura della Calabria durante l’amministrazione Loiero ed ex capogruppo Pd a palazzo Campanella nella passata legislatura. Umberto Bernaudo, ex sindaco di Rende ed ex consigliere Provinciale (Pd); Pietro Paolo Ruffolo, ex consigliere provinciale di Cosenza ed ex assessore comunale di Rende (Pd); Rosario Mirabelli, ex consigliere regionale della Calabria e consigliere Comunale di Rende (Ncd), e l’ex consigliere e assessore comunale di Rende, Giuseppe Gagliardi (Pd). 

Fra i destinatari delle misure cautelari in carcere quattro elementi di spicco della cosca Lanzino-Ruà: Adolfo D’Ambrosio, di 49 anni, Michele Di Puppo di 52, Francesco Patitucci di 56 anni e Umberto Di Puppo di 47 annni e Marco Paolo Lento, di 41 anni.

Proprio su Rende, dopo i primi arresti del 15 novembre 2012 di Bernaudo e Ruffolo, già coinvolti per analoghe accuse, era stata disposta la commissione di accesso antimafia presso il comune di Rende ai tempi del sindaco Vittorio Cavalcanti. Dopo la relazione dei commissari, il ministero dell’Interno ritenne che non c’erano i presupposti per lo scioglimento anticipato per infiltrazioni mafiose.

Rosario Mirabelli
Rosario Mirabelli

LE ACCUSE – I reati contestati, a vario titolo, sono concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione. Le indagini, condotte dalla Dda di Catanzaro e, nello specifico, dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni – coordinate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro facente funzioni Giovanni Bombardieri – sono state svolte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza ed avrebbero delineato un “intreccio politico-mafioso” che ha consentito a candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale di Rende, tenutesi a partire dal 1999 e fino al 2011, nonchè per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Cosenza del 2009 e del Consiglio Regionale della Calabria del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale da parte di personaggi di rilievo della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà” di Cosenza, già tutti definitivamente condannati per “associazione mafiosa”, in cambio di condotte procedimentali amministrative di favore contrarie ai doveri d’ufficio.

d sinistra l'ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo e l'ex assessore dello stesso comune Pietro Paolo Ruffolo
Da sinistra l’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo e l’ex assessore dello stesso comune Pietro Paolo Ruffolo

IL SISTEMA – Secondo la Dda, tra le attività illecite riscontrate, che di fatto hanno disvelato l’esistenza di un collaudato “sistema” ultradecennale che ha visto quale maggiore centro d’interessi l’amministrazione comunale di Rende – quelle connesse all’affidamento in gestione di locali pubblici comunali a beneficio di personaggi appartenenti al citato sodalizio di ‘ndrangheta, all’assunzione presso la società “municipalizzata” preposta alla gestione dei servizi comunali, di soggetti organici o contigui al gruppo criminale, al mancato licenziamento di alcuni di questi a seguito di intervenute condanne nonché alla promessa dell’erogazione di fondi pubblici per finanziare una cooperativa creata ad hoc, da un personaggio di vertice della cosca, per la gestione dell’area mercatale di Rende.
Le assunzioni presso la “municipalizzata”, in particolare, hanno riguardato vari esponenti della cosca, tra cui il capo del sodalizio di ‘ndrangheta, Ettore Lanzino, arrestato in un blitz del Ros dei carabinieri a Rende nel novembre del 2012.

“PATTI ELETTORALI” -Tali condotte di favore sono risultate il frutto di patti elettorali opportunamente stipulati in occasione delle varie competizioni politiche e che vedevano costantemente coinvolta la cosca “Lanzino Ruà”, essendo peraltro emerso come i relativi esponenti non si adoperavano nelle attività di procacciamento di voti in ragione di particolare fidelizzazione politica, ma per un ovvio e scontato perseguimento di interessi della cosca medesima, che talora poteva essere perseguito anche attraverso l’appoggio di candidati diversi o di differenti fazioni.

IL SOSTEGNO ELETTORALE DAL CARCERE – L’attività d’indagine, inoltre, avrebbe fatto emergere come, anche in occasione della campagna elettorale dell’anno 2014 per il rinnovo del consiglio comunale di Rende (dove Sandro Principe non si candidò direttamente, ma appoggiò la candidatura di Verre poi sconfitto dall’attuale sindaco Marcello Manna, ndr), sia stato “interessato”, benché detenuto, uno dei quattro sodali raggiunti da misura cautelare, oggi al 41 bis, al fine di ottenere il suo assenso e le indicazioni alla cosca per fornire l’appoggio elettorale, secondo prassi già riscontrate in passato.

L’INTERCETTAZIONE – Lo stesso, però, intercettato durante un colloquio in carcere con i congiunti, poneva come condizione insuperabile il pagamento di una cospicua somma di denaro, lamentando gli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, allorquando si era persino occupato di monitorare l’attività politica dai principali candidati.