Made in Italy: rabbini aprono mercato russo al cedro calabrese

Carlomagno

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Cedri Calabresi
Cedri calabresi
C’e’ la Russia nel futuro del cedro di Calabria. In attesa del riconoscimento del marchio Dop, il frutto, che con il bergamotto e’ uno dei prodotti tipici dell’agrumicoltura regionale, ha trovato una formidabile testa di ponte verso l’immenso mercato russo grazie ai buoni uffici dei rabbini che nella vasta riviera dei cedri, in cui si concentra la produzione calabrese, ogni anno prelevano gli agrumi necessari per il Sukkoth, una delle feste principali della religione ebraica.

Testimonial di quella che per ora e’ un’operazione di nicchia, ma che potrebbe aprire prospettive interessanti per i produttori calabresi, e’ il rabbino capo di Russia in persona, Berel Lazar, che, forte dei suoi legami con il presidente della federazione russa, Vladimir Putin, sta consolidando la presenza della comunita’ ebraica nel paese.

La scorsa estate Lazar e’ stato nella riviera dei cedri per selezionare i frutti da importare. “Il nostro interesse per il cedro calabrese – spiega all’Agi Menachem Lazar, fratello del rabbino capo di Russia – e’ legato esclusivamente alla festa del Sukkoth, ma c’e’ la prospettiva di allargare l’orizzonte per il futuro”. Le comunita’ ebraiche, in Russia, soffocate per 70 anni sotto il peso del regime comunista, stanno gradualmente crescendo. “Non sono estese – spiega Lazar – come in Israele e negli Usa, ma raggiungeranno in futuro numeri piu’ importanti di quelli attuali. La religiose viene praticata apertamente da 25 anni, cosa impossibile sotto il comunismo. Il cedro come frutto ci interessa per il rito ebraico, ma intorno alla festa si possono intravvedere scenari positivi anche per i suoi derivati, cosa a cui lavora la federazione delle comunita’ ebraiche. Occorre, pero’, che l’offerta sia adeguata alle potenzialita’ della richiesta”. La produzione del cedro, in Calabria, e’ concentrata sulla costa tirrenica cosentina, fra Tortora e Sangineto.

Nella “riviera dei cedri” operano circa 300 produttori con oltre 90 ettari coltivati. La coltura, molto sensibile al freddo, trova in questa zona il microclima ideale. La produzione raggiunse la sua massima espansione negli anni Trenta del secolo scorso, con 80.000 quintali commercializzati.

L’aggressione della speculazione edilizia ridusse successivamente la superficie coltivata ed il fatturato ad essa collegato. Negli ultimi anni, grazie anche all’impegno del consorzio del cedro di Calabria, che associa 300 produttori, si registra un’inversione di tendenza. Oggi la produzione e’ attestata fra i 7.500 e i 15.000 quintali secondo l’annata, cifre ancora poco rilevanti che vanno irrobustite, per cui si punta ad almeno 40.000 quintali di prodotto commercializzato all’anno.

L’intero ciclo, dalla raccolta alla trasformazione, impegna oggi migliaia di persone. Si tratta di addetti alla trasformazione, alla ristorazione, all’industria cosmetica e a quella farmaceutica. Il consorzio ha gia’ realizzato a Santa Maria del Cedro, dove ha sede il sodalizio, un centro polivalente con un museo del cedro, un laboratorio del gusto, una cittadella industriale ed un centro ricerca con un’area ristorazione. Il cedro e’ impiegato in tutta la gamma cosmetica, dal bagnoschiuma agli shampo. Grazie alle sue proprieta’ mediche, come antidoto al colesterolo e al diabete, il cedro richiama anche l’interesse delle industrie farmaceutiche. In questo campo, le prospettive all’estero sono interessanti. (AGI/Adv)