‘Ndrangheta, confiscati beni per 700 mila euro a Francesco Patitucci

Carlomagno

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guardia di finanza COSENZA – La Guardia di Finanza di Cosenza ha confiscato un patrimonio di oltre 700 mila euro nei confronti di Francesco Patitucci, ritenuto esponente di spicco del clan Ruà – Lanzino, e di un suo parente, Giuseppe De Cicco, considerato intraneo alla stessa cosca.

I militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza hanno dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale della confisca, emessa dal Tribunale di Cosenza – Sezione Misure di Prevenzione.

La confisca è avvenuta su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro a seguito di una articolata e complessa attività di accertamento sulla base del Codice antimafia svolta dalla Guardia di Finanza di Cosenza e coordinata dal procuratore aggiunto Bombardieri.

La normativa prevede l’applicazione delle misure di prevenzione, anche patrimoniali, a carico di soggetti ritenuti, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi, ovvero che per la loro condotta ed il tenore di vita debba ritenersi che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuosa.

Contestualmente, la Divisione polizia anticrimine della Questura di Cosenza ha dato corso alla misura di prevenzione personale che è il frutto di una dimostrata pericolosa tendenza dei destinatari verso logiche di violenza e sopraffazione.

In particolare nei confronti di Francesco Patitucci è stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di quattro anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, mentre nei confronti di De Cicco la sorveglianza speciale per la durata di tre anni.

Il soggetto, ritenuto ai vertici della cosca, si trova attualmente detenuto per violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale e per violazione legge armi. Patitucci è stato già condannato per il delitto di associazione mafiosa e reati connessi con sentenze di primo e secondo grado (divenuta irrevocabile nel 2015), nelle quali veniva condannato per appartenenza all’associazione mafiosa denominata “Lanzino – Rua” e riconosciuto quale “reggente” della consorteria, nonché per la commissione di reati di estorsione e di usura aggravati dal metodo mafioso.

Peraltro il capo clan era già stato condannato per la partecipazione all’associazione mafiosa denominata “Pino-Sena”, con sentenza della Corte di Assise d’Appello di Catanzaro, divenuta irrevocabile nel 2000.

Giuseppe De Cicco, invece, è legato da stretti rapporti di natura familiare con il reggente del clan ed è indicato nei provvedimenti dell‘Autorità giudiziaria come intraneo alla cosca “Ruà-Lanzino”, prevalentemente con compiti di riscossione dei proventi dell’usura praticata dal clan.

L’esecuzione del provvedimento di confisca ha portato al sequestro di 3 fabbricati turistico-residenziali, siti in provincia di Cosenza; una società di capitale, con 10.000 quote sociali, con relativo complesso aziendale operante nel settore delle costruzioni di edifici; un automezzo e rapporti bancari per un valore complessivo stimato pari ad oltre 700 mila euro.