Omicidio Yurih Zinchenko, fatto fuori per un grosso ammanco. Tre arresti

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)
Da sinistra i tre fermati Mihails Dimitriks, Iana Koshova e Liudmyla Popova
Da sinistra i tre fermati Mihails Dimitriks, Iana Koshova e Liudmyla Popova

Contrasti economici, ucciso per interessi maturati nelle attività di un “ufficio di collocamento” parallelo e illegale con cui una organizzazione di caporalato “sistemava” stranieri provenienti dall’Est Europa tra l’alto Ionio cosentino e il crotonese. E’ questo il movente che avrebbe portato a uccidere Yuriy Zinchenko, l’ucraino 45enne trovato cadavere domenica scorsa nel bagagliaio di un un’auto sul lungomare di Cariati.

Ne è convinto il pool di investigatori coordinato dalla procura della Repubblica di Castrovillari guidata da Eugenio Facciolla, (indagini condotte dal pm Luigi Spina) che ha risolto il caso nell’arco di pochissimi giorni, fermando due donne e un uomo con le accuse a vario titolo di omicidio premeditato, favoreggiamento e occultamento di cadavere.

Si tratta del cittadino lituano Mihails Dimitriks e delle due donne ucraine Iana Koshova e Liudmyla Popova, tutti sui trent’anni. Al provvedimento di fermo è sfuggito un altro uomo di origine georgiana, che sarebbe coinvolto a pieno titolo nell’esecuzione di Zinchenko, ucciso in un appartamento di Torretta di Crucoli, (Crotone) e poi – forse per depistare le indagini – abbandonato in spiaggia a Cariati nel cofano di una Opel con targa polacca.

Indagini veloci, ma altrettanto difficili in una inchiesta partita col solo elemento di un cadavere seminudo in stato di decomposizione, ammazzato a coltellate e poi finito a colpi di pistola. Niente più, ha spiegato in conferenza stampa Eugenio Facciolla.

conferenza stampa omicidio ucraino Cariati
Un momento della conferenza stampa. Seduti, da sinistra, il capitano Carlo Alberto Sganzerla, il maggiore Michele Borrelli, il procuratore Eugenio Facciolla, il sostituto Luigi Spina e il tenente Giuseppe Della Queva

Le indagini, affidate dalla Procura ai carabinieri di Corigliano e Rossano, si sono concentrate quindi sul passato della vittima che aveva precedenti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Yuriy Zinchenko era stato infatti arrestato nel 2010 insieme ad altri tre soggetti perché con un natante aveva trasportato illegalmente sulle coste crotonesi un gruppo di migranti dalla Turchia.

Scarcerato nel 2015, Yuriy si era messo in regola col soggiorno ed era entrato a far parte di una organizzazione a capo della quale vi sarebbe il georgiano fuggitivo: non solo immigrazione, ma il conseguente collocamento come addetti in esercizi pubblici, braccianti agricoli, badanti e altri lavori a bassa qualificazione. E ogni lavoratore, a cui veniva trovato anche un alloggio, pagava una “parcella” a caporali “intermediari” del calibro di Zinchenko, che a sua volta, secondo patti non scritti, doveva mettere il denaro nella “bacinella” dell’organizzazione.

Deve essere però successo qualcosa di grave, forse un grosso ammanco. Dalla “cassa” sarebbero spariti migliaia di euro, forse attorno ai 200mila, che invece di essere destinati nella sede “legale” dei paesi dell’Est, sarebbero finiti direttamente nelle tasche della vittima, restia a dividere il ricavato prodotto dal suo operato illegale in Calabria.

La vittima, Yuriy Zinchenko (fonte: web)

A mettere sulla pista giusta gli inquirenti è stata Liudmyla Popova, che con la vittima aveva avuto una relazione. E’ stata lei, messa sotto torchio, a confermare i sospetti degli inquirenti del Pollino. E da lei, che ormai non si fidava più di nessuno, si è risaliti a Iana Koshova, a Mihails Dimitriks, nonché al fuggitivo, che resta attivamente ricercato. Potrebbero tuttavia essere coinvolte altre persone. Massimo riserbo su indagini ancora in corso.

Uno sforzo investigativo ad alti livelli quello profuso dai militari di Rossano e del Norm di Corigliano, rispettivamente guidati dal neo comandante Carlo Alberto Sganzerla, e dal tenente Giuseppe Della Queva, che hanno azionato, insieme alla stazione carabinieri di Cariati, una vasta strumentazione tecnologica per chiudere il cerchio attorno ai presunti autori del delitto.

Tutto si sarebbe svolto di notte nell’appartamento di Torretta di Crucoli. La vittima sarebbe stata attirata con l’inganno affinché spiegasse l’ammanco al resto del gruppo. Dopo un violento alterco, i due presunti esecutori, avrebbero deciso di eliminare Yuriy, colpendolo a coltellate e finendolo a colpi di pistola.

Caricato nel bagagliaio dell’auto, è stato poi portato a Cariati. La Opel con targa straniera era preceduta da un’altra automobile, in modo da favorire, ad un eventuale controllo di polizia, una rapida dietro fuga a quella con a bordo il cadavere. Tutto studiato a tavolino. Roba da professionisti. Tornati indietro, hanno ripulito la casa e dal giorno gli “affari” sono ricominciati come se nulla fosse accaduto.

Nessuno di loro si aspettava che il piano per il “delitto perfetto” fosse svelato in meno di una settimana. Ora spetta al giudice convalidare o meno l’arresto dei tre. L’impianto accusatorio per indizi e prove raccolte appare granitico; all’appello manca tuttavia la pistola, mentre i due coltelli utilizzati sarebbero stati ritrovati.

Un altro caso di omicidio risolto in brevissimo tempo, quello della Procura della Repubblica di Castrovillari, il più eclatante dei quali fu il duplice omicidio al cimitero di San Lorenzo del Vallo. Eugenio Facciolla ci tiene a precisarlo con un pizzico di orgoglio, anche in assenza di un organico a pieno regime (“solo 6 magistrati, su un fabbisogno di almeno dieci”).

Dino Granata