Truffa due comuni, nuovo sequestro per dipendente infedele

Carlomagno

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finanza cosenzaAveva contratto dei prestiti personali da istituti di credito ma poi, in qualità di funzionario al servizio ragioneria di due comuni del Cosentino, invece di trattenere il quinto dello stipendio nella sua busta paga, in forza al suo ruolo e con aggiustamenti contabili ad hoc, riusciva a fare in modo che il suo debito lo pagassero le casse dei comuni.

Così un dipendente infedele, V.A., 66 anni, è stato nuovamente destinatario di un decreto di sequestro pari a oltre 35 mila euro, eseguito dalla Guardia di Finanza di Sibari su mandato del tribunale di Castrovillari che ha accolto la richiesta della locale procura che lo accusa di peculato, falso e truffa.

Il funzionario, ora in pensione, sfruttando gli incarichi rivestiti si sarebbe appropriato illecitamente la prima volta di 14.500 euro presso il Comune di Trebisacce (già sequestrati a giugno) e poi di 35.278 euro presso il Comune di San Lorenzo Bellizzi.

Il primo episodio – Il dipendente pubblico già a giugno 2017 è stato destinatario della misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio cui sono seguiti sequestri di beni fino alla concorrenza di 14.541 euro sottratti alle casse del Comune di Trebisacce.

Le iniziali indagini svolte – spiega la procura – hanno evidenziato che il funzionario, sfruttando la sua carica di responsabile dell’ufficio Ragioneria presso il Comune di Trebisacce, dopo aver contratto dei finanziamenti personali con Istituti di credito operava solo formalmente la decurtazione sulla propria busta paga della ritenuta mensile del quinto della retribuzione.

Secondo episodio – Analoga attività illecita è risultata effettuata dal funzionario infedele nel Comune di San Lorenzo Bellizzi dove, mediante appositi aggiustamenti e quadrature dei conti, ha sottratto più di 35.278 euro alle casse dell’Ente, per pagare, tra l’altro, un finanziamento contratto con una società finanziaria a fronte della cessione del quinto dello stipendio.

Il dipendente infedele, in questo caso, ha posto in essere un articolato artifizio contabile che, sfuggito all’esame generale dei conti da parte degli organi di controllo interni, non ha destato il benché minimo sospetto di irregolarità.