Corigliano, nella banda anche “tribunale” per legge del taglione VIDEO

Carlomagno

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blitz carabinieri intercettazioni coriglianoSi ergevano anche a giudici di un tribunale dove si applicava una sorte di  legge del taglione per “processare” in modo sommario chi commetteva rapine, furti ed estorsioni in assenza delle “autorizzazioni” dei capi del clan. Emerge anche questo nell’inchiesta della procura di Castrovillari culminata stamane con l’esecuzione di 14 misure cautelari tra arresti in carcere e ai domiciliari da parte dei Carabinieri della compagnia di Cosenza. Accertata la presenza due bande rivali, una del “centro storico”, l’altra dello “scalo”

Le indagini, condotte dai militari dell’Aliquota operativa della Compagnia di Corigliano Calabro, traggono origine dall’incendio dell’autovettura di un Carabiniere in forza a quel Comando e hanno consentito di fare luce su decine di cruenti fatti avvenuti negli anni 2013 e 2014.

Più in dettaglio, il quadro delineato si fonda sulle risultanze ottenute dall’attività di intercettazione, dalle testimonianze e dalle denunce delle vittime, che sono state corroborate dai riscontri nell’ambito di numerosi servizi di osservazione e pedinamento compiuti.

L’attività, durata alcuni anni, ha permesso di acclarare come nel centro di Corigliano vi fosse la copresenza di due gruppi criminali contrapposti, quello del “centro storico” e quello dello “scalo”: il primo costituito dai volti storici della criminalità locale e caratterizzato da una “maggiore caratura delinquenziale” rispetto all’altra banda, composta invece da ragazzi di giovane età.

Gli elementi raccolti hanno consentito di dimostrare che il sodalizio del “centro storico” operasse sulla base di un ”programma criminoso volto alla realizzazione di una serie indefinita di delitti contro la persona ed il patrimonio”, evidenziando “una struttura associativa stabile, con una netta e delineata distribuzione dei compiti tra i vari sodali”.

E’ altresì emerso che al suo interno, spesso, veniva convocato una sorta di “Tribunale” con un “Presidente” e dei “giudici a latere”, chiamati a valutare le condotte di quei soggetti resisi responsabili, nel territorio di loro competenza, di reati predatori senza preventiva autorizzazione.

Ne conseguivano sanzioni comminate a diversi componenti della banda dello “scalo”, vittime di violente aggressioni fisiche, anche con armi, nel tentativo di imporre un capillare controllo sul fenomeno dei reati contro il patrimonio. In una intercettazione si legge: Vai dal tizio e prendigli la mano a martellate, così non lo fa più. Digli che la prossima volta la mano gliela taglio…”.

Nel corso delle indagini – che avevano già portato all’arresto in flagranza di reato di 9 persone – sono state accertate le responsabilità degli indagati in ordine a 8 casi di estorsione ai danni di imprenditori del luogo e 2 rapine, una delle quali in danno di un’anziana donna.