Sfruttava e minacciava operai, in manette “caporale” senza scrupoli

E' successo ad Acri, nel Cosentino. Un 52enne, costringeva un rumeno e due afghani a orari massacranti per poi neanche pagarli. A uno di loro gli ha tirato una pala in testa

Carlomagno

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arresto carabinieriACRI (COSENZA) – Avrebbe sfruttato tre operai costringendoli a lavorare per 14 ore al giorno nei campi o in lavori edili, talvolta facendogli pascolare il bestiame, senza pagarli e tenuti in condizioni di assoluta precarietà. Alla pretesa dei quattrini giustamente vantati, li minacciava arrivando persino ad aggredire uno di loro con una pala, procurandogli gravi ferite alla testa.

Protagonista un 52enne di Acri, titolare di una impresa edìle, che è stato arrestato e posto ai domiciliari dai Carabinieri del comando provinciale di Cosenza con l’accusa di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” e “lesioni personali aggravate”.

Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cosenza su richiesta della locale Procura della Repubblica guidata da Mario Spagnuolo.

Secondo quanto accertato dagli inquirenti,  le vessazioni contro i tre, (due cittadini afghani in possesso del permesso di soggiorno per motivi umanitari, e un cittadino rumeno) sono iniziate nelle campagne di Acri nel maggio 2017 e durate fino ai primi di gennaio del 2018.

I lavoratori, in stato di grave indigenza, per 8 mesi avrebbero subito le angherie e le minacce del loro “datore di lavoro” il quale, approfittando del loro stato di bisogno, li sfruttava quotidianamente facendoli lavorare per 14 ore (7 giorni su 7, dalle 5 del mattino alle 19 di sera, con una sola pausa verso le ore 13 per consumare un frugale pasto adagiati a terra).

Le indagini sono state avviate a seguito dell’aggressione subita da uno dei due ragazzi afghani, un 23enne, il quale, nel pomeriggio del 6 gennaio 2018, si era recato presso l’abitazione del suo datore di lavoro chiedendo la paga spettante.

L’uomo, non tollerando la sfrontatezza del ragazzo nell’avanzare la richiesta, rispondeva con insulti, minacce e, successivamente, all’insistenza del giovane, si armava di una grossa pala e lo aggrediva violentemente colpendolo alla testa e lasciandolo esanime in una pozza di sangue.

Il tempestivo intervento dei Carabinieri della Stazione di Acri consentiva di salvare la vita al giovane che, a causa del grave trauma cranico subito, veniva sottoposto a cure intensive dai sanitari dell’Ospedale di Acri prima e di Castrovillari poi.

I successivi accertamenti dei militari dell’Arma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cosenza, portavano alla luce la grave situazione che ormai durava da mesi. Secondo quanto ricostruito a seguito delle serrate indagini, il 52enne, titolare di un’impresa individuale, dal mese di maggio 2017, sfruttava, quale manodopera in “nero”, i tre giovani impiegandoli, con orari massacranti e senza giorni di riposo, in lavori edili, nella coltivazione dei campi e nella custodia di animali, il tutto nella più totale assenza di indumenti di lavoro idonei e in assenza degli strumenti previsti dalle norme per la sicurezza sul lavoro.

Il grave episodio portato alla luce dimostra, ancora una volta, la particolare attenzione e la determinazione con cui i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, agli ordini del Tenente Colonnello Piero Sutera, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, operano per contrastare il fenomeno del “caporalato”, conducendo un’intensa azione a difesa dei lavoratori coinvolti e di quelle aziende oneste, che indirettamente vengono danneggiate da operatori economici che non esitano a lucrare e fare cassa sulle spalle delle persone più deboli.

Già nel mese di settembre 2017, infatti, una brillante attività di indagine, condotta dai Carabinieri di Cosenza, contro il fenomeno del caporalato e lo sfruttamento dei migranti nel territorio della Sila, in particolare a Camigliatello Silano, aveva portato all’esecuzione di 14 misure cautelari(2 custodie cautelari in carcere, 4 arresti domiciliari, 8 obblighi di dimora), su richiesta della Procura della Repubblica di Cosenza, a carico di altrettanti soggetti accusati a vario titolo di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d’ufficio e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”.

La Procura della Repubblica di Cosenza, guidata dal Mario Spagnuolo, sta sviluppando mirati approfondimenti investigativi, coordinati dal Procuratore Aggiunto, Marisa Manzini, al fine di individuare ulteriori situazioni di sfruttamento del lavoro, con particolare riferimento all’impiego di cittadini extracomunitari.