Notte di terrore a Cosenza, i punti oscuri sugli attentati

Si indaga a 360 gradi. L'ombra del racket? Non è l'unica ipotesi su cui lavorano gli inquirenti. La bomba in via Caloprese con un potenziale degno dei fronti di guerra.

Carlomagno

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Bilotti cafè sventratoDue potenti boati hanno squarciato la quiete notturna del pieno centro cittadino. Il “Bilotti Food & Drink” di via Caloprese è appena saltato in aria e molta gente si chiede impaurita cosa sia successo. “Forse il terremoto”, è la prima impressione di qualcuno. Poi inizia un incessante mole di telefonate ai centralini dei vigili del fuoco e alle forze del’ordine: “Correte, esce fuoco da un bar…”

Le fiamme che hanno avvolto il locale e il fumo fanno subito pensare ad una fuga di gas. Sul luogo accorrono polizia di Stato e i carabinieri della compagnia di Cosenza. Ai caschi rossi del corpo dei vigili del fuoco il compito di farsi spazio tra fiamme e mini esplosioni per domare l’incendio e mettere in sicurezza l’area della movida cosentina, fino a via Francesco Gioia, lo stretto vicoletto dove il locale saltato in aria è connesso con un magazzino di proprietà di un medico titolare delle due strutture. A quell’ora, intorno alle 2, fortunatamente c’è poca gente. Fosse stato al sabato sera il rischio di feriti sarebbe stato alto e concreto.

Intanto, a poco meno di un chilometro di distanza, in Via Padre Giglio, la strada sottostante la sopraelevata, carabinieri e vigili del fuoco intervengono quasi simultaneamente all’esplosione avvenuta in centro, per un incendio in una tavola calda ricavata in uno dei tanti “box” che separano i sensi di marcia della strada che collega verticalmente via Panebianco a via Popilia. L’intervento è tempestivo ma i danni comunque ingenti. La piccola trattoria è andata distrutta.

tavola calda padre giglio

Gli investigatori dopo una notte di accertamenti, scopriranno poi che nel locale di via Caloprese non c’è stata nessuna fuga di gas. All’interno, quando il locale era già chiuso, qualcuno si sarebbe introdotto, forse sfruttando l’accesso del vicolo Francesco Gioia (pare riparato dall’assenza di telecamere), piazzando un ordigno esplosivo probabilmente dotato di timer o di telecomando a distanza per compiere l’attentato “perfetto”, senza cioè arrecare danni alle persone…

Una bomba con un potenziale enorme degno dei fronti di guerra, tanto da ridurre ad un cumulo di macerie il bar inaugurato prima di Natale. L’onda d’urto ha sventrato le pareti e divelto la saracinesca. Il portone dello stabile residenziale al civico 11 di via Caloprese non esiste più, i muri anneriti e le caselle della posta sciolti dall’alta temperatura.

I militari evacuano decine di famiglie per consentire gli accertamenti sulla stabilità dell’intero edificio. Scattate le indagini, i militari scoprono che il proprietario del “Bilotti cafè” è lo stesso della tavola calda di via Padre Giglio: Gianfranco Parise, che per tutta la notte è stato ascoltato dagli investigatori che vogliono far luce sui due attentati.

Bocche cucite sul fronte delle indagini. In città circolano voci strane e contrastanti. L’unica cosa che si fiuta a naso è che la matrice potrebbe essere estorsiva, ma non è l’unica pista seguita dagli investigatori coordinati dalla procura di Cosenza. I due locali erano entrambi assicurati. Se dietro la bomba ci sia la malavita o altro lo sapremo presto.