Appalti senza gara, 5 misure cautelari a Cariati: divieto di dimora per sindaco

Nei guai la prima cittadina Filomena Greco. Provvedimenti per tre funzionari comunali, di cui uno in pensione. Interdetti due imprenditori

Carlomagno

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finanza cosenzaIl sindaco di Cariati, Filomena Greco, è stata raggiunta stamane, insieme ad altre quattro persone, tra funzionari pubblici e imprenditori, da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, con l’accusa a vario titolo del reato di “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”.

Al centro dell’inchiesta, il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Cariati, secondo l’accusa, svolto in affidamento diretto dalla stessa ditta senza gara, quindi in violazione del codice degli appalti.

I Finanzieri della Compagnia di Rossano hanno notificato al primo cittadino il divieto di dimora nei Comuni di Cariati, Rossano e Corigliano, mentre nei confronti del Dirigente dell’Area tecnica del comune attualmente in carica, Giuseppe Famigliulo, è stata disposta la sospensione dal pubblico impiego nonché l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Nei confronti dell’ex dirigente dell’Area tecnica del medesimo comune, ora in pensione, Adolfo Benevento, il Gip ha altresì disposto il divieto di dimora nel comune di residenza, mentre nei confronti di due rappresentanti della società che sarebbe stata favorita in sede di affidamento diretto, Antonio Fusaro e Cristofaro Arcovio, è stata disposta l’interdizione dall’esercizio dell’attività d’impresa e l’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Procura: Accordi collusivi per appalti senza gara 

Le indagini, durate poco più di un anno, hanno consentito di ricostruire le dinamiche relative all’affidamento del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Cariati rilevando condotte in violazione della normativa in materia di appalti pubblici, frutto di presunti accordi collusivi volti a condizionare le modalità di scelta del soggetto a cui affidare, in via diretta il servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani.

In particolare, spiega la Procura, nell’agosto del 2016, a seguito di interdittiva antimafia emessa nei confronti della società affidataria del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani nel territorio comunale, l’Ente locale richiedeva direttamente l’intervento di un soggetto terzo senza avviare le procedure previste dal codice degli appalti ed interpellare altre ditte, evidenziando la ritenuta sussistenza di inderogabili esigenze di ordine ambientale, di igiene e salute pubblica.

Precostituendo, così, una artificiosa e fittizia situazione di rischio di emergenza sanitaria il servizio di raccolta dei rifiuti sarebbe stato fraudolentemente affidato al soggetto favorito, omettendo di invitare altri operatori del settore.

La scelta della nuova ditta di raccolta rifiuti – secondo l’accusa -, frutto di un accordo collusivo, avveniva in maniera riservata e diretta, in tempi rapidissimi, senza alcun tipo di evidenza pubblica, al fine di favorire l’affidamento diretto al soggetto individuato.

L’affidamento diretto veniva poi prorogato e spezzettato con successive sei ordinanze, con indebito vantaggio da parte della società aggiudicataria di un importo pari a circa
1.400.000 euro.

Nel 2017 veniva infine bandita la gara pubblica, tutt’ora in corso, per l’affidamento del servizio di trasporto e gestione dei rifiuti. Il provvedimento, spiega ancora la Procura, è stato emesso al fine di impedire la reiterazione del reato e la possibile influenza della gara pubblica in corso.