Truffa e peculato, indagato il sindaco di Cosenza: “E’ una persecuzione”

L'indagine è in relazione a presunte missioni "mai svolte" da Mario Occhiuto e dal suo ex collaboratore Giuseppe Cirò. Avrebbero ricevuto 80mila euro di rimborsi.

Carlomagno

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Cosenza, procura indaga Giuseppe Cirò, ex segretario di Occhiuto
Mario Occhiuto e Giuseppe Cirò

Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto risulterebbe indagato dalla Procura di Cosenza con l’ipotesi di truffa, falso e peculato nell’ambito di un’inchiesta sulle spese sostenute per missioni istituzionali che, secondo gli inquirenti, non si sarebbero mai svolte, ma per le quali il primo cittadino e il suo ex segretario Giuseppe Cirò avrebbero percepito circa 80mila euro in rimborsi erogati dal Municipio. Lo scrive il Quotidiano del Sud.

Il sindaco di Cosenza in una nota diramata stamane respinge le accuse e afferma di sentirsi “perseguitato”. Si tratta, si difende il primo cittadino, di una “vicenda paradossale” per cui “avevo già rimosso il mio collaboratore Cirò. L’indagine è partita da me che ho denunciato”, dice. Nelle scorse settimane il sindaco era stato indagato per un’altra vicenda insieme all’ex ministro Clini e la sua compagna Martina Hauser, che Occhiuto aveva chiamato come assessore all’Ambiente a Cosenza.

“Risulto indagato – conferma Occhiuto – in un procedimento penale che io stesso ho provocato per aver denunciato un mio assistente, Giuseppe Cirò, dopo aver scoperto che falsificava le sue e le mie missioni”.

“Si tratta – spiega – di una vecchia vicenda che ritorna in auge in questo periodo in cui il clima è molto velenoso e insidioso perché pieno di tentativi di condizionamento di ogni tipo, mediatico e politico. D’altra parte, ormai da anni subisco persecuzioni mediatiche diffamatorie vergognose e intollerabili”.

“Cirò, che avevo conosciuto in modo personale e diretto perché collaborò nella mia prima campagna elettorale del 2011, era stato poi scelto come componente del mio staff perché apparentemente sembrava molto efficiente”, dice Occhiuto.

“Solo in seguito mi sono accorto che tradiva di nascosto e in modo subdolo la mia fiducia, evidentemente per avidità e ingordigia personale, e non ho esitato a denunciarlo perché il mio ruolo pubblico di sindaco me lo imponeva e perché con il suo comportamento truffaldino aveva messo a rischio irresponsabilmente un grande progetto di miglioramento della città di Cosenza che insieme a tante altre persone stiamo faticosamente portando avanti con enorme motivazione personale”.

“Voglio anche dire che, nella mia lunga e intensa attività privata, altre volte mi è capitato di essere tradito da collaboratori con comportamenti discutibili, ma ho sempre perdonato senza ricorrere all’autorità giudiziaria. Così è il mio carattere”.

“Nel caso di Giuseppe Cirò – afferma ancora Occhiuto – non era possibile soprassedere perché avrei commesso un grave reato, in quanto si trattava non di questioni di “casa mia” ma di quattrini che appartengono ai cittadini cosentini”.

“Tutto questo Cirò non l’ha accettato e per ritorsione si è consegnato completamente nella mani di alcuni miei avversari, senatori e consiglieri regionali e comunali con i quali più volte è stato visto pubblicamente, che non si fanno nessuno scrupolo per tentare di farmi fuori con tutti i mezzi possibili manipolando le persone e la realtà. Ovviamente ciò comporterà un’altra ulteriore mia denuncia per calunnia. Sono sereno, anche se amareggiato, perché sicuro della mia buona fede e di non aver mai toccato nemmeno un centesimo che non mi appartenesse. Non avrei mai potuto tradire i miei cittadini approfittando del ruolo che mi hanno affidato, per ottenere vantaggi personali. Resto convinto – conclude Occhiuto – che anche in questo caso riusciremo ad affermare la verità”.