Omicidio Bergamini, c’è un supertestimone: “Internò era con due uomini”

Un autista racconta alla sorella del calciatore che quella sera di trent'anni fa si trovava dietro il camion di Pisano: "Ho visto due persone alte trascinarla via con la forza"

Carlomagno

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Denis Bergamini, parla un supertestimone

C’è un nuovo “supertestimone” nell’inchiesta sull’omicidio di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza Calcio trovato morto trent’anni fa in circostanze misteriose sulla statale 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico, sull’alto Ionio cosentino.

L’uomo è un’autista di mezzi pesanti che ha telefonato a Donata Bergamini, sorella dello sfortunato centrocampista, a cui ha riferito che quel sabato del 18 novembre 1989 si trovava dietro il mezzo di Raffaele Pisano, il conducente del camion sotto cui è stato trovato senza vita Bergamini.

Il testimone, già ascoltato dalla Procura di Castrovillari, nella telefonata trasmessa da  “Quarto Grado”, ha raccontato di aver visto due uomini in compagnia di una donna che urlava straziata per l’accaduto. La donna a cui fa riferimento l’autista sarebbe Isabella Internò, l’ex fidanzata di Bergamini oggi indagata per omicidio volontario.

Il testimone, al momento anonimo, subito dopo la tragedia ha riferito di aver parlato con Pisano e che questi, evidentemente sconvolto, gli avrebbe detto che si era ritrovato il corpo del calciatore già “disteso” sull’asfalto prima di travolgerlo.

L’uomo ha poi raccontato di aver visto i due uomini di “corporatura alta” trascinare con forza la donna all’interno di un’autovettura di colore nero per poi andare via.

La Internò ha sempre sostenuto che nel momento del dramma, si trovava da sola con Bergamini. “Si è lanciato solo sotto il camion”, ha detto a più riprese affermando che si trattava di suicidio. Una versione lacunosa a cui non ha mai creduto nessuno. Insieme a lei e a Pisano, nel caso è indagato anche l’attuale marito poliziotto, Luciano Conte.

Dalle perizie della Procura diretta dal magistrato Eugenio Facciolla è emerso che Denis Bergamini è stato prima ucciso per soffocamento e poi sdraiato sulla strada per simulare un “suicidio” tramite l’investimento del camion condotto da Pisano, che poi effettivamente passò con una ruota su una parte del corpo. Tuttavia dagli esami autoptici effettuati sul cadavere non risultano segni di trascinamento. Un elemento fondamentale che ha convinto gli inquirenti a riaprire il processo dopo due archiviazioni.