Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

Via Popilia Annia Cosenza PadovaUn gemellaggio istituzionale che potrebbe sottendere incredibili connessioni tra le città di Padova e Cosenza risalenti addirittura al XII-XIII secolo, al tempo della Tavola Peutingeriana, l’antica carta sulla quale erano contrassegnati i percorsi e le vie militari dell’Impero Romano.

Sulla Tavola è indicata nel Nord Est una pietra miliare che indica la via Agna (o Annia, ndr), mentre nel tratto che collega la Campania, segnatamente Santa Maria di Capua Vetere con Reggio Calabria c’è un’altra pietra con l’inscrizione, risalente – sembra – al 1603, della via Popilia cui si è affiancata, più recentemente, un’altra pietra miliare con la scritta via Agna Popilia.

E’ molto plausibile, dunque, che sia lo stesso console romano della gens Agna (Tito Agno Rufo o  Popilio Lenate) ad aver edificato le due strade, la via Agna e la via Popilia. La magnifica suggestione, tutt’altro che peregrina, viene dall’Assessore alla cultura del Comune di Padova, Andrea Colasio, più volte parlamentare, che ha guidato questa mattina a Palazzo dei Bruzi una delegazione del Comune di Padova  in visita di cortesia al Comune di Cosenza per riprendere la tradizione del gemellaggio tra le due amministrazioni, nato sul finire degli anni ’80, ed ispirato da motivazioni sportive, quando le squadre di calcio del Cosenza e del Padova si affrontavano nel campionato di serie B. Ora la sfida tra le due compagini calcistiche è tornata d’attualità, in occasione dell’odierno confronto al San Vito-Marulla ed ecco ripartire i rapporti istituzionali tra le due amministrazioni.

Il trait d’union non è in questi anni cambiato. Ispiratore del gemellaggio istituzionale è sempre l’ex assessore e consigliere comunale Mimmo Frammartino che ne fu primo artefice nel 1990, quando la squadra del Cosenza era allenata da Edy Reja. Ma Frammartino ha avuto, sin da allora, un’ottima sponda in Antonio Foresta, cosentino trapiantato da moltissimi anni a Padova, città dove da tempo è consigliere comunale. E’ lui che anima instancabilmente l’Associazione dei Calabresi in Veneto che raccoglie molti di quei calabresi e cosentini che, per motivi di studio, negli anni settanta si trasferirono a Padova.

Ad accogliere la delegazione della città di Padova, di cui ha fatto parte anche il giornalista Mario Zwizner, direttore di Tele Nuovo, sono stati questa mattina a Palazzo dei Bruzi l’Assessore alla comunicazione e turismo Rosaria Succurro e allo sport Carmine Vizza. Con loro anche il Presidente del Consiglio comunale Pierluigi Caputo ed il consigliere comunale Andrea Falbo che ha riannodato per primo i fili di quest’antica amicizia e collaborazione tra le due città.

“Lo sport – ha detto l’Assessore Succurro, accogliendo gli ospiti di Padova e portando il saluto del Sindaco Mario Occhiuto – è sempre veicolo di messaggi importanti. Per questo è significativo consolidare i rapporti tra le due città. Un terreno fertile in questa direzione potrà essere rappresentato – lo ha annunciato la stessa Rosaria Succurro – dalla recente adesione di Cosenza ai cammini religiosi e, in particolare, all’itinerario del Santo (S.Antonio) che da Milazzo risale per la Calabria fino a Padova. “Il nostro rapporto di amicizia, anche nel nome di Telesio che studiò a Padova, avrà – ha aggiunto Succurro – basi sempre più solide”.

Pur ricevendo i giusti stimoli dallo sport per l’Assessore Carmine Vizza i rapporti tra le due città “dovranno conoscere sviluppi culturali e turistici” e, tanto per rimanere in ambito sportivo, “potranno estendersi anche al settore dell’atletica, posto che Padova è sede di un’importante maratona e che si possono creare le condizioni per una iniziativa in tal senso che coinvolga anche Cosenza”.

Di processo osmotico tra le due città ha parlato poi l’Assessore alla cultura del Comune di Padova Andrea Colasio che ha portato i saluti del Sindaco della città veneta Sergio Giordani. “Un processo osmotico che viene da lontano (lo dimostrano gli studi di Telesio a Padova ed anche la Tavola Peutingeriana) e che merita un supplemento di analisi”. L’Assessore Colasio è rimasto favorevolmente impressionato dalle residenze artistiche dei BoCS Art “da cui si coglie – ha detto – questa nuova e vincente idea di città, cosmopolita ed internazionale. Cosenza – ha aggiunto – è una meta turistica importante. Creare occasioni di conoscenza a Padova può rappresentare un elemento significativo”.

Al termine dell’incontro, le due delegazioni si sono scambiate una serie di pubblicazioni sulle rispettive città. Consegnati agli ospiti di Padova anche il gagliardetto e lo stemma della città dei Bruzi.

Il percorso dell’antica Via Capua-Regium – Via Popilia (Fonte: Wikipedia)

“La strada si staccava dalla via Appia a Capua e raggiungeva Nola, Nuceria Alfaterna (Nocera Superiore) e poi Salernum (Salerno) sul mare Tirreno. Da qui la strada si dirigeva verso la piana del Sele attraversando la città di Eburum, l’odierna Eboli. Dopo aver toccato la confluenza tra il fiume Sele e il Tanagro, la via Popilia puntava a sud risalendo il percorso di quest’ultimo fino a raggiungere il Vallo di Diano, un altopiano dove all’epoca erano situate le città romane di Atina (Atena Lucana), Tegianum (Teggiano), Consilinum (Padula), Sontia (Sanza) e i pagi di Marcellianum e Forum Anni, poi Forum Popilii. Molti di questi insediamenti furono devastati da Alarico nel 410 e solo alcuni sono stati ricostruiti in epoca medievale, come per esempio Forum Popilii ricostruita in posizione più difendibile con il nome usato anche modernamente di Polla.

Incisione sul percorso Via Popilia da Reggio Calabria a Capua per Cosentia

Lasciato il Vallo di Diano, la strada si dirigeva a sud verso la antica città, ora scomparsa, di Nerulum e da qui Muranum, l’odierna Morano Calabro. Nel percorso fino a Regium, la strada attraversava il territorio di Interamnium (San Lorenzo del Vallo) e le città di Caprasia, individuata nella posizione della C.da Ciparsia del Comune di Castrovillari, Consentia (Cosenza) e Mamertum, la città oggi conosciuta come Martirano e nota nelle cronache romane per la resistenza dei suoi abitanti alleati di Roma contro Pirro nelle guerre dette guerre pirriche e per aver dato origine al nome di Mamertini, soldati mercenari famosi soprattutto per aver giocato un ruolo di primo piano nello scoppio della Prima guerra punica. Da Mamertum, percorrendo la via Popilia continuando verso sud, si raggiungeva l’importante nodo fluviale di Ad Sabatum Flumen, un passaggio obbligato e di importanza strategica per i collegamenti nella zona e per raggiungere l’antica Vibona, ora Vibo Valentia.

Proseguendo lungo l’antica strada romana, si raggiungeva Hipponium, città ribattezzata dopo le guerre pirriche Valentia e unita con Vibo nel comune moderno di Vibo Valentia. Prima di raggiungere la sua città di arrivo, la via Capua-Regium toccava Nicotera e l’importante porto di Scyllaeum (Scilla).

L’antica Via Popilia

La questione del nome
Sebbene quello di Via Popilia sia entrato nell’uso, la questione su quale appellativo sia corretto attribuire alla via, rimane ancora dibattuta. Infatti una corrente interpretativa (peraltro maggioritaria) sostiene la liceità del nome Via Popilia, individuando in Publio Popilio Lenate il console che l’avrebbe fatta costruire nel 132 a.C. Ciò in ragione di quanto si legge nel cosiddetto Cippo di Polla.

Altri studiosi, tra cui Vittorio Bracco, sono propensi a indicare la strada col nome di Via Annia, poiché sarebbe stata in realtà costruita dal Console Tito Annio Lusco (quindi nel 153 a.C.). L’ipotesi è suggerita da un’iscrizione miliare ritrovata nel vibonese, recante il nome di un certo “Tito Annio, pretore, figlio di Tito” e la distanza da Vibo a Capua (255 miglia).

Nel tentativo di risolvere la contraddizione, è stata avanzata un’altra ipotesi, che metterebbe d’accordo le due iscrizioni. La strada sarebbe stata iniziata da Popilio ma completata l’anno successivo da Annio. Non si tratterebbe però di Tito Annio Lusco bensì di Tito Annio Rufo, uno dei pretori del 131 a.C.”