Centenario Questura di Cosenza, Gabrielli ricorda Nicola Calipari

Carlomagno

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Il Capo della Polizia Franco Gabrielli e il Questore di Cosenza Petrocca
Il Capo della Polizia Franco Gabrielli e il Questore di Cosenza Petrocca

Il Capo della Polizia, prefetto Franco Gabrielli, ha presenziato alla cerimonia per la celebrazione del centenario della fondazione della Questura di Cosenza. “Una celebrazione – ha detto Gabrielli, affiancato dal Questore, Giovanna Petrocca – che ho apprezzato per il coinvolgimento delle comunità locali”.

“Noi siamo servitori dello Stato – ha detto ancora il Capo della Polizia – sottoposti soltanto alla legge. E viviamo principalmente per le comunità a cui siamo stati assegnati e la cui sicurezza ci è affidata. Ecco perché è fondamentale aver messo al centro della giornata odierna le eccellenze di questo territorio, ricco di potenzialità, e i nostri caduti, come Nicola Calipari, che hanno dato la vita per portare a termine il loro compito”.

Nicola Calipari, originario di Reggio Calabria, ucciso nel 2005 a Baghdad dopo la liberazione della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, fu negli anni ’80 dirigente della Squadra mobile di Cosenza. In Iraq trovò la morte ad un check point presidiato dagli alleati americani.

“C’è un tema di organici e un tema di invecchiamento della nostra gente. Sono i prodotti di scelte non felici che hanno contraddistinto la vita del Paese negli anni passati”, ha poi detto Gabrielli, parlando con i giornalisti della situazione delle forze dell’ordine in Italia.

“Per fortuna stiamo cambiando pagina: abbiamo recentemente immesso 3000 ragazze e ragazzi, nel prossimo anno ne immetteremo altri 3000 – ha detto Gabrielli – e per fortuna si è invertito un trend pericoloso che aveva depauperato gli organici, ed è paradossale, soprattutto in un momento in cui la presenza dello Stato, e questo tipo di presenza, è fondamentale, non avere avuto le risorse adeguate”.

Secondo Gabrielli “c’è stata una stagione nel nostro Paese in cui si è immaginato che i poliziotti, carabinieri e finanzieri fossero troppi, peccato che quando si mise mano a questa folle decisione si dimenticò che questo era anche il Paese con 4 organizzazioni criminali che non hanno pari nel mondo, che aveva avuto una stagione di terrorismo endogeno particolarmente importante e soprattutto, come aggiungo tra il serio e il faceto, si è dimenticato che nel nostro Paese la legge morale non sta dentro di noi, ma fuori di noi e c’è bisogno che qualcuno ogni tanto ce lo ricordi”.

“Ecco perché – ha detto ancora il Capo della Polizia – avevamo tanti poliziotti, carabinieri e finanzieri, e credo che bisogna ritornare ad un’epoca nella quale questa presenza sia di nuovo significativa ma senza dimenticare che poliziotti, carabinieri e finanzieri fanno solo una parte del lavoro: bisogna coinvolgere le comunità, le istituzioni, bisogna fare un processo culturale di affrancamento da certe logiche. A me – ha concluso Gabrielli -preoccupa più il grigio che il nero, e credo che su questo tutti dobbiamo lavorare”.