Traffico illegale di farmaci, 9 arresti. Coinvolti un medico e farmacisti

Carlomagno

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I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e del Nas (Nucleo antisofisticazione e sanità) hanno eseguito 9 ordinanze agli arresti domiciliari a carico di altrettante persone accusate di avere gestito uno smercio illegale di farmaci oppioidi e 4 interdizioni per un anno dall’esercizio della professione di un medico e 3 farmacisti.

L’operazione, denominata “Ricettopoli”, ha portato alla scoperta di un giro illegale di farmaci oppioidi a base di ossicodone, alimentato da innumerevoli prescrizioni da parte del medico di base e dalla compiacenza dei farmacisti.

Il sistema, che andava avanti dal 2015, ha determinato, a detta di inquirenti ed investigatori, una consistente truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale. Nell’ambito dell’operazione sono in corso perquisizioni e sequestri in alcune farmacie di Cosenza.

I reati contestati a vario titolo sono prescrizioni abusive, detenzione e cessione di stupefacenti, truffa aggravata ai danni del Servizio sanitario nazionale e falsità ideologica.

L’indagine – condotta dai militari della Sezione operativa della Compagnia di Cosenza di concerto con il Nas, e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, e dal pm Margherita Saccà – scaturisce da una segnalazione inviata dall’Asp all’Arma in ordine ad un esponenziale incremento delle prescrizioni di un farmaco oppioide a base di ossicodone, utilizzato per le cure palliative e del dolore severo in patologie neoplastiche o degenerative, in quanto caratterizzato da una molecola del tutto simile a quella dell’eroina, per cui in grado di innescare forme di dipendenza analoghe a quelle delle droghe pesanti.

Il medico, titolare dei ricettari utilizzati per le prescrizioni di medicinali a favore dei coindagati, per giustificare la propria condotta dinanzi ai responsabili dei competenti Uffici di medicina di base, aveva riferito di essere stato vittima del furto di 10 ricettari, precisando che avrebbe poi formalizzato la denuncia in ordine a quanto accaduto. Tuttavia, da accurate verifiche, non risultava essere stata effettivamente presentata alcuna denuncia da parte del dottore.

L’indagine ha consentito di accertare che si era soltanto trattato – secondo l’accusa – di un mero e maldestro tentativo di occultare la propria condotta illecita, nel frattempo perpetrata, senza soluzione di continuità, anche nei successivi anni. Gli accertamenti hanno abbracciato un arco temporale particolarmente ampio, focalizzando l’attenzione sulle prescrizioni dallo stesso emesse a partire dal 2015.

Ecco dunque che questo farmaco dagli effetti stupefacenti è divenuto il motore della presente indagine che ha fatto emergere l’esistenza, sul territorio cosentino, di un mercato di smercio di sostanza stupefacente apparentemente legale, ma parallelo a quello clandestino di spaccio dell’eroina.

Le condotte illecite vedono coinvolto il citato medico di base cosentino, il quale, dietro richiesta di alcuni pazienti, si è reso disponibile a prescrivere innumerevoli ricette del farmaco-stupefacente, pur in assenza di patologie sofferte dai destinatari, i quali potevano così ottenere illecitamente confezioni in quantità spropositate ed incompatibili anche con l’uso raccomandato dall’Aifa per singolo paziente, come confermato in una perizia redatta da un consulente tecnico del pubblico ministero.

Nel corso delle attività investigative, i Carabinieri hanno potuto rilevare, in un arco temporale tra il 2015 e il 2019, ben 2.360 illecite prescrizioni, per un totale di 4.720 confezioni del farmaco in argomento contenenti, ciascuna, 28 compresse aventi un dosaggio compreso tra 20 e 80 mg.

Una condotta, quella del medico, caratterizzata da una chiara consapevolezza dell’illiceità del proprio agire, come emerso nettamente da alcune conversazioni con i pazienti indagati, riportati nell’ordinanza del GIP, in cui lo stesso asserisce “Tu non hai titolo a prendere (ndr segue la denominazione del farmaco)”, o ancora, in un altro incontro, “Ma ti rendi conto che sono anni, che fate ste cose…?.. Anni…!!.. No giorni…!!.”.

Lo stesso medico, cosciente delle conseguenze nefaste potenzialmente derivanti dall’assunzione incontrollata del farmaco, appare anche incurante dello stato di salute riferito da alcuni assuntori. Infatti, in alcune intercettazioni captate, il dottore, preoccupato per l’abbassamento delle difese immunitarie di uno di essi, spiega allo stesso come a causare il disturbo possa essere stato l’eccessivo consumo del farmaco, cedendo comunque alle continue richieste di prescrizione dello stesso prodotto.

Quanto rilevato circa la piena consapevolezza del potenziale altamente nocivo per la salute dei suoi pazienti connesso con il consumo eccessivo del farmaco in assenza di ragioni cliniche, è apparso ancora più chiaro allorquando lo stesso, nel ribattere ad uno dei pazienti, ha sostenuto “Nooo che ti ammazzi solo con tutte queste medicine..”.

Alquanto singolare l’esternazione di un altro paziente, durante uno degli incontri registrati presso lo studio, in cui a fronte delle preoccupazioni del medico circa le verifiche sull’esenzione dal ticket, risponde, noncurante, “Tanto paga lo Stato!”.

Le indagini hanno evidenziato una truffa in concorso ai danni del Servizio Sanitario Nazionale ad opera del medico di base, di tre farmacisti e degli intestatari delle ricette, consistente nel far ricadere i costi dei medicinali a carico del Ssn per un ammontare di quasi 176 mila euro.

In particolare, dall’attività di monitoraggio svolta dai Carabinieri è stato possibile rilevare come i farmacisti, nonostante le stringenti prescrizioni di legge in materia, avessero dispensatoi predetti farmaci in quantità spropositate ed incompatibili con l’uso di un singolo paziente, poi presentando le ricette per il successivo rimborso.

Gli stessi, in alcuni casi, venendo meno ai loro obblighi, hanno favorito la condotta illecita dei richiedenti, talvolta anche mediante la consegna dei farmaci incriminati presso il loro domicilio. Addirittura, come viene anche sottolineato nell’ordinanza del Gip, alcuni farmacisti, animati da interessi di natura economica, in più occasioni, invogliavano l’indagato ad ottenere ulteriori prescrizioni abusive, segnalando allo stesso la disponibilità presso la farmacia del medicamento contenente l’ossicodone.

Particolarmente significative, per non dire allarmanti, appaiono le conversazioni in cui una farmacista offre ulteriori confezioni di farmaco ad uno degli indagati, rispetto a quello che lo stesso aveva richiesto ed in relazione alle quali aveva riferito di essere in possesso delle necessarie prescrizioni, così, di fatto, invogliandolo a procurarsi, per il tramite del suo canale di fiducia, ulteriori prescrizioni aventi ad oggetto farmaci stupefacenti.

Analoghe condotte alquanto anomale sono state riscontrate anche a carico di altri farmacisti destinatari di interdittiva, i quali, in assenza di alcun controllo ed in violazione della normativa che disciplina l’erogazione di farmaci così delicati, hanno consegnato a domicilio il predetto farmaco ad uno degli indagati, anche se quest’ultimo non fosse l’intestatario della ricetta.
Gli stessi hanno mantenuto, lungo l’arco investigativo, un contegno alla stregua di un qualsiasi commerciante su cui, a differenza del farmacista, sicuramente non gravavo gli obblighi professionali di controllo e, in ultimo, di rifiuto di consegnare il farmaco illecitamente richiesto.

Obblighi sicuramente necessari per dei professionisti, volti soprattutto a prevenire il pericolo che farmaci siffatti entrino nella disponibilità di soggetti non titolati, con conseguenti pericoli di danni alla salute e di dipendenza dai predetti farmaciper gli stessi e per i terzi, potenziali cessionari.

Inoltre, i Carabinieri hanno avviato le procedure volte al sequestro preventivo della somma di € 175.947,96 nei confronti dei tre farmacisti destinatari delle misura interdittiva. In particolare, tale importo ècalcolato quale rimborso corrisposto dal S.S.N. alla medesima farmacia per la dispensazione delle ricette intestate ad un singolo indagato nell’arco temporale a decorrere dal 2015.

Dal monitoraggio degli indagati è stato accertato cheil farmaco, ottenuto a seguito della presentazione delle prescrizioni presso le farmacie di Cosenza, veniva in parte impiegato per uso personale ed in parte ceduto a terze persone dietro pagamento di un corrispettivo come documentato nel corso di mirati servizi culminati nel sequestro complessivo di 419 compresse.

Particolarmente significativo il quantitativo rinvenuto nel corso di una perquisizione domiciliareavvenuta il 6 marzo 2019, presso l’abitazione di uno degli indagati, in cui i Carabinieri rinvenivano 279 compresse a base di ossicodone e diverse ricette aventi ad oggetto le prescrizioni di tale farmaco, numero sicuramente sproporzionato per la cura di un singola persona.

Un altro aspetto che viene imputato agli odierni arrestati è quello relativo all’ulteriore falsificazione materiale delle ricette ricevute dal medico. E’ stato accertato che gli indagati erano soliti farsi prescrivere il farmaco avente un dosaggio da 20 mg ed, alcune volte, da 40 mg. Una volta ottenuta la ricetta, al fine di ottenere un farmaco con un principio attivo più elevato, modificavano manualmente il numero “20” in “80”.

Da quanto documentato, non risulta che il medico fosse pienamente consapevole della successiva condotta di falsificazione materiale tenuta dagli indagati, anche se dal contenuto delle conversazioni captate è emerso come il dottore avesse avuto il sospetto di una siffatta evenienza ma che, ciononostante, avesse ugualmente perseverato nella propria condotta.

Contestualmente all’esecuzione delle predette misure cautelari i Carabinieri hanno proceduto alla perquisizione domiciliare nei confronti dei 4 titolari delle altre farmacie coinvolte, con contestuale notifica di informazioni di garanzia in ordine al reato di truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale per un ammontare complessivo di 130.699,46 euro, in relazione all’ abusiva erogazione di ulteriori 2.258 confezioni del medesimo farmaco.

Le indagini, d’intesa con la Procura della Repubblica di Cosenza, continuano alacremente per accertare l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti facenti parte del circuito criminale in argomento nonché per individuare, attraverso ulteriori approfondimenti,eventuali condotte illecite da parte di altre farmacie insistenti in questa provincia.

Sono in tutto 13 misure le cautelari personali (di cui 6 agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, 3 agli arresti domiciliari, nonché 4 misure interdittive dall’esercizio della professione), nonché il sequestro preventivo delle somme di denaro per un totale di 175.947,96 euro.