Stige, sequestro beni a uomo vicino a clan “Farao-Marincola”

Carlomagno

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Beni immobili e finanziari per un valore di circa 200 mila euro sono stati sequestrati dai militari della Guardia di Finanza del comando provinciale della di Cosenza a Vincenzo Santoro, già coinvolto nell’operazione Stige, e condannato in primo grado alla pena di 17 anni e otto mesi per associazione mafiosa e altri reati in quanto considerato appartenente alla cosca “Farao – Marincola” operante a Cirò Marina.

Il provvedimento, eseguito dalle Fiamme gialle della Compagnia di Rossano, è stato emesso dal tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia guidata da Nicola Gratteri.

Santoro, secondo l’inchiesta, è indicato come il controllore di tutto l’altopiano silano, occupandosi anche del sostegno ai latitanti, con compiti di controllo e coordinamento di coloro che gestiscono gli appalti boschivi pubblici e privati, tenendo i rapporti con le diverse organizzazioni criminali del territorio.

Gli accertamenti svolti dai militari nei confronti dei Santoro e del suo nucleo familiare – tutti residenti nel comune di Mandatoriccio – hanno permesso di ricondurre all’uomo i beni immobili di cui si chiede la confisca, sebbene intestati alla figlia in conseguenza di un atto di compravendita, stipulato, nel dicembre 2017, come mero espediente utilizzato dal padre al fine di attribuire fittiziamente i beni alla figlia.

Si tratta di immobili di proprietà di Santoro e della consorte già dall’anno 2000, mentre
dal contratto di compravendita, stipulato nell’anno 2017, emerge che la provvista finanzia
necessaria per l’acquisto degli stessi da parte della figlia di Santoro, fosse frutto di una
donazione ricevuta dai genitori e che, tuttavia, non risulta di fatto avvenuta, come è emerso dalla documentazione bancaria acquisita dai finanzieri.

Le indagini patrimoniali hanno evidenziato che, nel periodo interessato, Vincenzo Santoro e i componenti il suo nucleo familiare non hanno prodotto redditi e adeguate risorse economiche, di provenienza lecita, evidenziando la sperequazione tra capacità reddituale e il valore dei beni acquisiti: si tratta di 3 immobili, siti a Mandatoriccio, oltre che nelle eventuali risorse finanziarie nella disponibilità diretta dell’uomo ovvero dei componenti del suo nucleo familiare.

All’esito di tale accertamento della Guardia di Finanza, la Dda di Catanzaro ha inoltrato la
proposta di misura di prevenzione e, quindi, di sequestro dei beni sopra indicati, che ha trovato accoglimento nel provvedimento del Tribunale di Catanzaro, con il quale, decretato il sequestro dei beni e dei rapporti finanziari, è stata fissata la data dell’udienza per il prosieguo ai fini della confisca.