Calciatore escluso dal Cosenza calcio: “Padre è parente di un boss”. Esposto in Procura

Lo denuncia il legale del giovane che gioca con la Primavera del club rossoblù. Il ragazzo sarebbe stato "allontanato dal direttore sportivo dalla seduta di allenamento del 3 marzo scorso e poi dalla squadra, costretto a lasciare il convitto dove risiedeva perché affetto dal virus della mafiosità"

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

Stadio Marulla San Vito Cosenza

(ANSA) – COSENZA, 18 MAR – Il padre è parente del boss catanese Nitto Santapaola e sarebbe legato alla criminalità organizzata e per questo coinvolto in una operazione di polizia. Per tale motivo Pietro Junior Santapaola, attaccante della Primavera del Cosenza Calcio – compirà 18 anni a novembre – sarebbe stato escluso dalla squadra e allontanato.

A sostenerlo è l’avvocato Silvestro Salvatore, legale di Pietro Junior che stamani ha presentato una formale denuncia alla Procura della Repubblica di Cosenza nei confronti del Cosenza Calcio.

Il giovane, è scritto nell’atto, è stato “allontanato dal direttore sportivo del Cosenza Calcio dalla seduta di allenamento del 3 marzo scorso e poi allontanato definitivamente dalla squadra e costretto a lasciare il convitto dove risiedeva in data 10/3/2021, perché affetto dal virus della mafiosità”. Secondo quanto riportato nell’esposto, il giovane attaccante non ha collegamenti con gli ambienti criminali e il suo sogno resta quello di giocare a calcio e diventare un professionista.

L’invito a non prendere parte agli allenamenti, secondo quanto si legge ancora nella denuncia, sarebbe arrivato “per volere del presidente Guarascio dopo aver appreso delle vicende giudiziarie del padre di Pietro Junior, coinvolto nell’operazione Beta“.

L’accusa più grave mossa, riguarda la possibilità, paventata dal presidente Guarascio – sempre secondo quanto si legge nella querela – “che il ragazzo potesse rendersi protagonista di rapine o lesioni gravi nei confronti dei compagni di squadra”.

Secondo il legale, persistono le condizioni che prefigurerebbero il “reato di mobbing, con la reiterata ostilità del datore di lavoro nei confronti del dipendente”. La stessa denuncia sarà trasmessa agli organi ispettivi della Lega Calcio.