Omicidio Marincolo, annullati gli ergastoli a quattro imputati ma inflitti 30 anni

Carlo Lamanna, Giovanni Abbruzzese, Umile Miceli e Mario Attanasio erano stati condannati all'ergastolo. In appello ridotte le pene, che sono comunque pesanti. Condanne ridotte pure ai due collaboratori di giustizia Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna

Carlomagno

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In foto la scena del crimine. Nel riquadro la vittima Francesco Marincolo.

La Corte di assise di appello di Catanzaro ha annullato le quattro condanne all’ergastolo decise dal Gup distrettuale nei confronti dei presunti concorrenti nell’omicidio di Francesco Marincolo, avvenuto, a Cosenza, la mattina del 28 luglio del 2004.

Dal carcere a vita, i giudici di seconda istanza hanno invece inflitto 30 anni di reclusione a Carlo Lamanna (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna), Giovanni Abbruzzese (difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Giorgia Greco), Umile Miceli (difeso dagli avvocati Antonio Ingrosso e Maurizio Vetere) e Mario Attanasio (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giuseppe Bruno).

Tutti e quattro nel processo di primo grado – che s’è svolto col rito abbreviato – erano stati condannati al carcere a vita. Ridotta da 10 a 8 anni di carcere la pena inflitta ai pentiti Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti. La pubblica accusa in appello è stata rappresentata dai sostituti procuratore generali Luigi Maffia e Raffaela Sforza.

Oltre ai collaboratori di giustizia Foggetti e Lamanna (quest’ultimo aveva direttamente accusato del delitto il fratello Carlo) era stata Edyta Kopaczinska a raccontare ai magistrati della Dda di Catanzaro come Michele Bruni, boss poi morto dietro le sbarre, avesse pianificato meticolosamente l’omicidio di Marincolo, consumato in pieno centro di fronte a decine di passanti e testimoni. La donna ha rivelato come il defunto marito si preparò la notte prima dell’agguato, studiando i percorsi di fuga e oleando la pistola da utilizzare.

L’agguato a Francesco Marincolo

Le ricostruzioni investigative e le dichiarazioni dei pentiti Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna, hanno contribuito a ricostruire ed accertare che ad esplodere i colpi mortali nei confronti di Marincolo, al momento dell’agguato a bordo della propria auto in via Lazio a Cosenza, fu Michele Bruni in sella ad una moto (risultata rubata) e guidata da Carlo Lamanna. Sull’auto della vittima, al momento dell’omicidio, si trovava anche Adriano Moretti (cognato del boss Gianfranco Ruà) raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco.

L’omicidio Marincolo, pose fine alla sanguinosa guerra di mafia combattuta a Cosenza tra il 1999 ed il 2000, fra i clan Lanzino-Cicero e il gruppo dei Bruni “Bella Bella”. All’agguato mortale, firmato con il sangue, seguì la pax mafiosa stipulata tra i gruppi della mala cosentina: una stretta di mano che favorì l’equa spartizione dei proventi delle attività illecite.