Cattura Edgardo Greco, l’ascesa criminale e la fuga in Germania e Francia sotto falso nome

L'ormai ex superlatitante cosentino arrestato a Saint-Etienne è in carcere in attesa dell'estradizione in Italia. Aveva un documento falso ma poi ha ammesso: "Sono l'uomo che state cercando". Nel 2006 andò prima in Puglia per farsi rilasciare il documento falso col nome di Paolo Dimitrio, poi andò per qualche anno in Germania, infine, almeno dal 2014, in Francia. Nell'estate 2017 un tocca e fuga a Cosenza

Carlomagno

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Aveva una identità falsa Edgardo Greco, il super latitante cosentino catturato dalla Polizia francese e dai Carabinieri di Cosenza a Saint-Etienne, in Francia. Sulla testa dell’uomo pende una condanna all’ergastolo rimediata per il duplice omicidio dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo, avvenuto a Cosenza nel lontano 1991 nell’ambito della faida mafiosa tra i clan “Perna – Pranno”, di cui egli faceva parte, e la cosca “Pino – Sena”.

La sua falsa identità era di tale “Paolo Dimitrio”, uno sconosciuto pugliese di cui Greco si è appropriato dell’identità, un po’ come Andrea Bonafede prestò l’identità a Matteo Messina Denaro. Il documento è stato rilasciato dal comune di Canosa di Puglia, probabilmente inconsapevole di rilasciarlo ad un mafioso latitante.

Identità che gli ha permesso di recarsi prima per sei sette anni in Germania -, poi di stanziarsi in Francia, dal 2014, dove dapprima ha gestito un locale italiano per poi trovare lavoro, qualche anno fa, come pizzaiolo e panettiere presso un altro ristorante, “l’Agorà”, sempre a Saint Étienne – nella regione di Loira -, città ad una cinquantina di chilometri da Lione e ad un centinaio da Ginevra, in Svizzera.

Le indagini serrate e sottotraccia che hanno portato al suo arresto sono state condotte dai Carabinieri del comando provinciale di Cosenza guidati dal colonnello Agatino Saverio Spoto e dal Nucleo operativo diretto dal tenente colonnello Dario Pini, sotto il coordinamento dalla Dda di Catanzaro a capo della quale c’è il procuratore Nicola Gratteri.

Attività certosina, quella dei carabinieri bruzi, che con moderni e sofisticati strumenti tecnologici, ha permesso di rintracciare il superlatitante in Francia e che in fase di esecuzione si sono avvalsi, appunto, del supporto della Polizia francese e dal pool di investigatori dell’unità catturandi (Fast) italiana e francese e dell’unità I-Can dello Scip del Ministero dell’Interno, col supporto dell’Interpol.

Il blitz dei Carabinieri di Cosenza guidati personalmente dal comandante del Nucleo operativo cosentino, tenente colonnello Dario Pini, è scattato all’1.50 di giovedì scorso 2 febbraio all’interno del ristorante pizzeria “L’Agorà”. Locale chiuso a quell’ora, ma dove Paolo Dimitrio alias Edgardo Greco era da solo per preparare gli impasti per pizze e pane.

All’atto dell’irruzione dei carabinieri avvenuta dalla porta del retro del locale, Greco è rimasto impietrito alla vista degli uomini in divisa. Ha fatto ovviamente finta di non essere il ricercato alla macchia da sedici anni. Su richiesta ha mostrato il documento falso ma poi, messo alle strette dalle forze dell’ordine italiane e francesi ha ammesso: “Si, sono Edgardo Greco”.

Nato 63 anni fa a Belvedere Marittimo, centro dell’alto Tirreno cosentino, Edgardo Greco ha mosso da giovane i primi passi nella criminalità organizzata cosentina, dove si è fatto subito notare per la sua spregiudicatezza, partecipando a tutte le attività illecite di quell’epoca, compiendo in concorso con altri, estorsioni, rapine, omicidi e tentati fino a gestire il fiorente traffico di droga.

Insomma un uomo che trent’anni fa incuteva timore soltanto a citare il suo nome, in quanto organico al potente gruppo criminale guidato da Franchino Perna e da Mario Pranno, contrapposti all’epoca al clan di Franco Pino, dal ’95 pentito, a sua volta federato al gruppo di Tonino Sena, “padrino” vecchio stampo, ammazzato il 12 maggio del 2000 a Castrolibero, in un agguato sempre nell’ambito della seconda faida mafiosa scaturita per l’egemonia sul territorio.

La condanna all’ergastolo a Edgardo Greco gli è stata comminata perché nel gennaio del 1991 avrebbe preso parte, insieme ad altri, alla spedizione mortale consumata ai danni dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo, trucidati a colpi di spranga, all’interno di una pescheria all’epoca dei fatti nella disponibilità dei fratelli Mario Pranno e suo fratello Pasquale detto Lino.

I fratelli Bartolomeo – che insieme ai germani Nicola e Dario Notargiacomo furono accusati dell’omicidio (marzo 1985) di Sergio Cosmai, direttore del carcere di Cosenza -,  gravitavano nella stessa cosca ma ambivano ad avere più “autonomia”, cercando di sganciarsi dal clan di riferimento guidato dal boss Franchino Perna, che secondo la Dda catanzarese fu il mandante dell’uccisione di Cosmai. Sarebbe stato lo stesso capobastone Perna, secondo gli inquirenti, ad ordinare a Greco e ad altri di uccidere, nella pescheria degli “alleati” Pranno, i fratelli Bartolomeo.

I cadaveri dei due fratelli Bartolomeo non furono mai ritrovati. Secondo il racconto di alcuni pentiti i corpi furono seppelliti in Sila, poi dissotterati e sciolti nell’acido qualche tempo dopo. Si ipotizza che fu proprio Greco a far sparire per sempre i cadaveri.

Edgardo Greco è ritenuto anche l’autore del tentato omicidio ai danni di Emiliano Mosciaro, considerato associato alla cosca avversaria, avvenuto nel luglio del ’91. Edgardo Greco è conosciuto anche come il “killer delle carceri” nei tempi in cui nei penitenziari entrava di tutto, dalle armi alla droga. Si racconta che in quello cosentino negli anni ’80, il Greco tentò di uccidere, pare con una pistola o un coltello, il boss rivale Franco Pino, ma non solo.

Greco era spavaldo e spregiudicato, un mafioso che non si faceva scrupoli se doveva affrontare chicchessia e commettere delitti e, tra gli anni ’80 e ’90, azione criminale dopo azione criminale, conquistò un ruolo di vertice nell’organizzazione, dov’era rispettato e anche un po’ temuto nel suo stesso clan “Perna – Pranno”. Poi iniziò l’era dei pentimenti e la geografia mafiosa a Cosenza e provincia cambiò radicalmente, con l’innesto del clan degli Zingari, ancora oggi egemoni nel traffico di droga, e l’emergere di seconde e terze file che occuparono il vuoto lasciato dai clan storici, ormai dissolti.

Indagini sono ora in corso per accertare la rete di protezione e di supporto di cui ha goduto Edgardo Greco in oltre sedici anni di latitanza. Latitanza, si ricorda, iniziata il 2006 quando con l’operazione “Missing” fu destinatario di una misura in carcere, ma riuscì a sfuggire all’arresto e trovò riparo dapprima altrove tra Calabria e Puglia, per poi fuggire sotto falso nome prima in Germania, pare per sei o sette anni, a Burghausen, centro in Baviera al confine con l’Austria, infine in Francia.

E Oltralpe sempre con la sua finta identità, ha tentato di rifarsi una vita, accantonando quella spietata e criminale vissuta negli anni ’80 e ’90. Infatti riuscì a prendere in gestione un locale, il ristorante caffè Rossini, con annessa pizzeria, a Saint-Étienne.

E’ lì che avrebbe voluto deliziare i clienti francesi con “una cucina italiana preparata solo con prodotti freschi e fatti in casa”, disse Greco, alias Poalo Dimitrio, intervistato da un quotidiano locale. Poi la pandemia, con i lockdown, lo hanno evidentemente costretto a chiudere, nel novembre del 2021, e passò più avanti a fare il pizzaiolo panificatore nel locale “L’Agorà” dove è rimasto fino al blitz dei carabinieri cosentini nella notte di giovedì 2 Febbraio 23.

Nell’agosto 2017, l’ex primula mafiosa, sotto il falso nome di Paolo Dimitrio, sarebbe tornato anche per qualche giorno a Cosenza. Evidentemente aveva nostalgia di venire a trovare amici di vecchia data e compari. Un ritorno su cui non c’è tuttavia certezza.

Ciò che lo ha incastrato in realtà è stata la leggerezza di postare nel 2014 sul web una sua foto con la divisa da pizzaiolo. Da quel momento, le tracce e gli indizi raccolti dall’Arma cosentina sono state molteplici.

Come da prassi, l’ormai ex latitante è in custodia cautelare in un carcere francese su disposizione dei magistrati di Lione che gli hanno notificato il mandato di arresto europeo. Ora è in attesa della richiesta di estradizione che avanzeranno a stretto giro le autorità italiane. Una volta estradato dovrebbe essere condotto in un penitenziario italiano di massima sicurezza dove sarà ascoltato dai pm antimafia di Catanzaro e sottoposto all’interrogatorio di garanzia da parte del giudice distrettuale.

L’arresto di Greco è avvenuto quasi tre settimane dopo la cattura a Palermo di uno dei più noti boss della mafia siciliana, Matteo Messina Denaro, capobastone che era in fuga da 30 anni.

Dino Granata