Cirò Marina, per 20 metri quadri Brunetti voleva fare mattanza

Carlomagno

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Cirò Marina tentato omicidio di Cataldo BrunettiUna partizione di circa venti metri quadrati di un appartamento sarebbe stata alla base del violento litigio avvenuto ieri pomeriggio a Cirò Marina sfociato in una sparatoria che poteva causare una strage.

Erano le 17 circa di mercoledì, quando la famiglia composta dai fratelli Francesco e Cataldo Brunetti, nipoti e cugini (5/6 persone in tutto), si ritrovano in una via che dà sul lungomare di Cirò, nell’appartamento di un nonno che ha lasciato la vita terrena qualche tempo fa.

Quella casa era oggetto del contendere di una “eredità” non scritta ma su cui la famiglia di Cataldo Brunetti – l’uomo arrestato ieri dai carabinieri di Cirò per tentato omicidio – non avrebbe accettato la soluzione proposta dagli altri componenti della famiglia. Erano mesi che litigavano per “l’equa” suddivisione di quelle mura, ma la parte di casa di venti metri ha scatenato la follia quasi omicida.

Tutto si consuma in pochi minuti. I parenti si ritrovano sul pianerottolo di casa per trovare una intesa, ma gli animi si riscaldano e da una parola all’altra si è passati alle mani, spintoni e insulti, da una parte e dall’altra. Cataldo Brunetti, vista la situazione non ci pensa su due volte e, a modo suo, cerca di scriverselo da solo, il testamento.

Va in auto e dal cruscotto prende una pistola calibro 32 (detenzione regolare, ma senza autorizzazione di portarla in giro), per poi risalire nella casa dove hanno vissuto i genitori. “Adesso vi ammazzo tutti, così vediamo a chi rimane la casa”, avrebbe detto. Nemmeno il tempo di terminare la frase che inizia a premere il grilletto a ripetizione. Spara per sette volte ad altezza uomo. L’intenzione, spiegheranno gli investigatori, era quella di uccidere ma, vuoi per l’età avanzata vuoi per l’emozione e le mani tremanti, l’uomo sbaglia mira e i proiettili si conficcano nel muro tranne due, che invece centrano la gamba e il bacino del fratello Francesco, di 66 anni.

Secondo quanto ricostruito, con la vittima a terra sanguinante e gli altri presenti terrorizzati scampati al massacro, Cataldo Brunetti continua a premere il grilletto nonostante avesse svuotato il serbatoio dei proiettili: “Clic!, clic!, clic!, clic!…”. E’ a quel punto che i sopravvissuti riescono a disarmarlo. Ma accecato dall’ira l’aggressore riesce a svincolarsi e a tornare in auto per prendere un coltello a scatto. Risale in casa con l’idea di consumare la mattanza brandendo la lama contro i suoi congiunti. Non ci riesce, perché viene nuovamente disarmato. Allora interviene il figlio che afferra un bastone e inizia a colpire zio e cugini fino a quando questo si spezza. Roba da film.

Cataldo Brunetti e il figlio scappano da quella casa imbrattata di sangue e in auto girovagano per Cirò. Intanto, qualcuno avverte il 112 e in breve tempo arrivano sul posto diverse pattuglie di carabinieri guidati dal comandante Alessandro Epifanio. I militari raccolgono le prime informazioni e inizia la caccia all’uomo.

Gli uomini dell’Arma individuano attraverso il circuito di videosorveglianza il mezzo girare per il centro cittadino. Ormai col fiato sul collo, Brunetti contatta un avvocato che gli consiglia la scelta più saggia: quella di consegnarsi. Infatti, poco dopo il presunto sparatore si presenta in caserma accompagnato dal suo legale e ai militari tenta di spiegare le ragioni del suo insano gesto.

Viene ammanettato e, su disposizione del magistrato di turno, tradotto in carcere. L’accusa per lui è tentato omicidio, lesioni aggravate e detenzione e porto di arma comune da sparo. Poco dopo i carabinieri individuano anche il figlio di Cataldo. Sarà denunciato per lesioni aggravate per via delle ferite procurate alle vittime utilizzando il bastone: al cugino avrebbe fratturato il polso, oltre a varie contusioni.

Il fratello di Brunetti verrà trasportato all’ospedale di Crotone dov’è tuttora ricoverato in prognosi riservata. Il proiettile alla gamba è entrato ed uscito, ma l’altro è rimasto incastrato nel bacino. Occorrerà un intervento chirurgico per estrarre il piombo. Un pomeriggio di pura follia che ci fa scrivere oggi di una strage sfiorata nella città già fortemente segnata dal brutale massacro di Antonella Lettieri.