Morte migranti, finanziere ferito: “Eravamo a bordo, poi l’esplosione”

A causare l'esplosione sarebbe stato il motore in fiamme del veliero. La Procura di Crotone ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte come causa di altro reato

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

“Ero insieme all’appuntato scelto qs Maurizio, eravamo a bordo del veliero” quando “c’è stata un’esplosione a bordo, da cui si sono sviluppate le fiamme”. Così il finanziere Antonio Frisella, rimasto ferito insieme al collega appuntato scelto Qs Maurizio Giunta nell’esplosione della barca di migranti avvenuta al largo del Crotonese, racconta in un’intervista all’Adnkronos i drammatici momenti vissuti nella tragedia in cui sono morti tre migranti e cinque feriti, tra cui i finanzieri.

“Più che fiamme – spiega poi – c’è stata un’esplosione a bordo. Appena avvenuta l’esplosione sono stato sbalzato all’indietro e mi sono buttato a mare. Abbiamo provato a salvare le persone”, in “mare abbiamo cercato di salvare qualcuno, c’era sul posto la nostra vedetta, il comandante della vedetta si è buttato in mare”.

Ma “parecchi migranti, quasi tutti, non sapevano nuotare. Infatti qualcuno ho provato a prenderlo anche con le ciambelle di salvataggio”. “Ero esausto” e il mare era agitato: “C’erano parecchie onde”, “il mio primo pensiero è stata mia moglie e mia figlia di 11 mesi” dice Antonio Frisella.

L’imbarcazione “veniva presumibilmente dalla Turchia”. A bordo, spiega, c’era “qualcuno dello Sri Lanka, qualche somalo. Erano tutti abbastanza giovani e di donne ce n’era solo una a bordo”.

“Tre migranti, due uomini e una donna, non ce l’hanno fatta. Quattro migranti sono stati portati all’ospedale di Crotone con ferite lievi, per contusioni o bruciature; due migranti sono stati portati all’ospedale di Catanzaro in condizioni più serie. Dodici sono stati portati al centro di accoglienza di Isola. All’ospedale di Crotone ci sono anche i due eroi-finanzieri che sono rimasti feriti lievemente e saranno presto dimessi” dice all’Adnkronos il colonnello Emilio Fiora, comandante provinciale della Guardia di finanza di Crotone. “Noi siamo riusciti a tirare fuori dall’acqua tutti”, continua il colonnello Fiora secondo il quale “tutti” dovrebbero essere stati recuperati, ma in ogni caso “le ricerche proseguono”.

“I nostri finanzieri”, spiega il colonnello Fiora definendoli “eroi”, “per fortuna non hanno subito grossi danni fisici”. “Anche quest’oggi gli uomini della Gdf e della Capitaneria di porto, i colleghi dell’Arma dei Carabinieri, gli uomini della Questura di Crotone, insieme alle unità della Croce Rossa e del 118, hanno dato il massimo, sia chi era in mare sia chi era a terra. E qualcuno ha rischiato, per l’ennesima volta, la vita”. “E’ un lavoro che abbiamo fatto tutti insieme, in queste situazioni non si vede il colore della divisa”, conclude.

Il colonnello Flora racconta quei drammatici momenti: “Da un’imbarcazione a vela stamattina, molto presto, 13 persone hanno raggiunto la riva e sono state notate, sono stati avvisati i carabinieri e sono intervenuti i carabinieri di Sellia. Nel frattempo l’imbarcazione a vela ha proseguito con altri migranti a bordo ed è stata intercettata dalle motovedette della Gdf e della Capitaneria di porto di Crotone. C’era mare mosso, forte vento di scirocco e l’imbarcazione sembrava non governata e governabile così due finanzieri sono saliti a bordo per governare il mezzo e portarlo al porto più vicino. Il motore ha preso fuoco ed è esploso”. “Le persone che erano a bordo sono state scaraventate in acqua, anche i due finanzieri”, spiega il colonnello.

L’INCHIESTA – Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte in conseguenza di altro reato sono le ipotesi su cui sta lavorando la procura di Crotone che ha aperto un fascicolo contro ignoti. Al sostituto procuratore Pasquale Festa spetta ora stabilire se disporre l’autopsia sulle vittime.

LE TESTIMONIANZE – Due esplosioni e poi alte colonne di fumo. Due testimoni, che si trovavano sulla spiaggia di Praialonga, raccontano all’Adnkronos quanto avvenuto. “Ci sono state due esplosioni, una prima grande fumata e poi una ancora più grande. Tutto è avvenuto lontano dalla riva quindi non c’è stato panico in spiaggia”, dice un testimone aggiungendo che ancora “sono al lavoro i soccorsi, stanno sorvolando i mari. Un’altra tragedia brutta del mare, tragedie che non dovrebbero avvenire”.

“Eravamo in spiaggia, c’è stata una prima esplosione e una immediata colonna di fumo che è diventata subito scura e molto grande – racconta un altro testimone che in quegli attimi si trovava in spiaggia – Tutto è avvenuto molto distante dalla riva, abbiamo visto il fumo intensificarsi e poi sentito una seconda esplosione con un boato ancora più forte. Ho avuto l’impressione ci fosse un bagliore, come una fiammata, poi la colonna di fumo ha proseguito”. Tra i bagnanti non era chiaro cosa fosse avvenuto: “Tutto è accaduto a distanza ragguardevole, all’inizio pensavo si trattasse di una barca molto grande”.

“Sono arrivata sul posto appena avuta la notizia, ho assistito ai soccorsi immediati, abbiamo attivato anche il nostro sistema comunale e la rete di volontariato” dice all’Adnkronos la sindaca di Isola Capo Rizzuto, Maria Grazia Vittimberga. Ciò che è accaduto “dal punto di vista umano ha sconvolto e scosso molto la nostra comunità”.

Dall’imbarcazione, in precedenza, erano scesi 13 migranti che avevano raggiunto Sellia, poi gli altri hanno proseguito in mare. “Abbiamo il Cara, quindi probabilmente cercano di arrivare qui – osserva la sindaca – Certamente vanno attivate una serie di misure, ma una volta che i migranti arrivano non si possono lasciare in mare e lasciare morire: quando stanno in difficoltà non ci possiamo girare dall’altra parte. Sono vite umane da salvare e chi riveste un ruolo istituzionale deve fare di tutto per intervenire”.