Migranti morti su barcone in fiamme, indagati i finanzieri “eroi”

Omicidio colposo plurimo e incendio colposo, sono le ipotesi di reato a carico dei quattro finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone, due dei quali rimasi feriti

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

Omicidio colposo plurimo e incendio colposo. Sono le ipotesi di reato a carico dei quattro finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone – due dei quali rimasi feriti e nell’immediatezza e definiti eroi – intervenuti per salvare un gruppo di migranti su una barca a vela nelle acque tra Isola Capo Rizzuto e San Leonardo di Cutro che poi esplose provocando la morte di quattro migranti.

L’esplosione del vecchio e malandato peschereccio con a bordo i migranti, partiti dalle coste turche, avvenne in mare aperto lo scorso 30 agosto e venne avvertita fino alle spiagge della costa crotonese ancora piene di turisti. Oggi è in programma l’incidente probatorio per cristallizzare le testimonianze di sette migranti che avrebbero detto di avere visto i militari fare carburante da alcune taniche presenti sul veliero mentre erano in mare. Una circostanza smentita dai militari.

Nell’incidente, avvenuto mentre la motovedetta della Guardia di finanza stava scortando l’altro natante nel porto di Crotone, i due finanzieri indagati, ai quali è stato notificato l’avviso di garanzia firmato dal pm della Procura di Crotone Pasquale Festa, rimasero feriti. I militari, che si trovavano a bordo della barca a vela per aiutare i migranti, rimasero feriti nell’esplosione e si tuffarono in acqua pur avendo riportato uno la frattura di una gamba e l’altro del piede, proprio nel tentativo di salvare la vita dei migranti di nazionalità, pachistana, egiziana e siriana.

Sulla vicenda intervenne anche l’arcivescovo di Crotone Santa Severina, mons. Angelo Panzetta, che espresse vicinanza “agli uomini della Guardia di finanza rimasti feriti nelle operazioni di soccorso” evidenziando da parte loro “il prendersi cura del prossimo senza distinzione senza distinzione di razza,sesso, lingua e religione”. L’imbarcazione sulla quale avvenne la tragedia è affondata in un tratto di mare piuttosto profondo e deve essere recuperata.

L’incidente probatorio
L’incidente probatorio relativo all’indagine che coinvolge i 4 finanzieri è durato quasi cinque ore. Le versioni fornite hanno concordato principalmente su due punti: che c’è stato un rabbocco di carburante prima dell’esplosione e che quest’ultima è avvenuta a centro barca. Tutti hanno sottolineato come i finanzieri si siano prodigati per salvare i migranti caduti in mare dopo
l’esplosione. Dal racconto fatto in aula, rispondendo alle domande del pm Pasquale Festa, è emerso che dopo l’arrivo sulle coste calabresi, a Sellia Marina, la barca a vela – dalla quale erano sbarcati una ventina di migranti oltre agli scafisti – è stata scortata dai mezzi della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto verso Crotone navigando a motore. Quando il motore si è spento – hanno raccontato i migranti – i due finanzieri che erano a bordo del veliero hanno provato a riaccenderlo ed hanno proceduto ad un rabbocco di carburante. Poi, durante il traino, è stato fatto ripartire il motore, ma qualche minuto dopo c’è stata l’esplosione, avvenuta nella parte centrale della barca non quindi nella zona di poppa dove si trova il motore. Solo successivamente all’esplosione c’è stato l’incendio e una successiva esplosione. Un dato questo non secondario visto che le difese, rappresentate dagli avvocati Pasquale Carolei, Filly Pollinzi ed Emanuele D’Alessandro hanno evidenziato che il gasolio non è un carburante che esplode. Alcuni migranti hanno riferito di avere sentito, sottocoperta, odore di benzina ed altri hanno indicato la presenza di una bombola di gas e di un fornello da cucina.