Crotone non chiude, in tanti aperti contro il dpcm di Conte: “Dobbiamo vivere”

Carlomagno

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A Crotone la protesta contro il dpcm che dichiara la Calabria zona rossa va in scena lavorando. Nel primo giorno di lockdown, i commercianti crotonesi le cui attività sono tra quelle da tenere chiuse, hanno invece deciso di aprire i loro negozi nonostante i ‘divieti’ dell’atto amministrativo del premier Conte.

Una protesta spontanea, nata attraverso il tam tam sui social, che ha coinvolto il 70% delle attività commerciali nel capoluogo di provincia e che dovrebbe durare solo la giornata di oggi. Sono rimasti aperti soprattutto i negozi di abbigliamento, mentre bar e ristoranti, che pur organizzati per l’asporto (non è vietato), hanno piazzato i tavolini in strada per accogliere i clienti e incassare qualche soldo per far fronte alla grave crisi economica.

“Crotone ha avuto il coraggio di protestare in modo silenzioso ma concreto contro l’istituzione della zona rossa – ha detto uno dei partecipanti all’iniziativa, citati dall’Ansa. Nonostante il momento di crisi, le problematiche e le difficoltà che abbiamo, protestiamo con dignità facendo il nostro lavoro: restando aperti per non morire. Un plauso a tutti i colleghi che hanno avuto il coraggio, nonostante il pericolo di incorrere in multe e chiusure, di aprire i loro negozi. Dobbiamo essere orgogliosi di questa risposta. Penso che gli imprenditori abbiano dato l’esempio. Ci stanno arrivando anche plausi da colleghi della Lombardia che vorrebbero imitare la nostra iniziativa”.

“L’economia crotonese è in affanno ormai da anni, l’emergenza epidemiologica da Covid 19 l’ha indebolita ulteriormente. Vogliamo solo lavorare” dice Giovanni Daniele a ‘WeSud.it’, sottolineando che il suo gruppo da lavoro a 50 persone che rischiano il proprio posto di lavoro per il perdurare di questa situazione. In particolare i commercianti che hanno dato vita a questa manifestazione puntano il dito contro i politici e le associazioni di categoria. “L’incapacità di camminare tutti dalla stessa parte è uno dei punti critici di Crotone”, sostiene ancora Giovanni Daniele. “Oggi, avremmo voluto al nostro fianco le organizzazioni di categoria che puntualmente, anziché appoggiare la nostra manifestazione pacifica hanno preferito invitare i propri associati ad astenersi. Ciò che non comprendo – prosegue ancora Giovanni Daniele – è il perché di queste divisioni. Eppure, l’unione fa la forza. Insieme si sa si riesce a raggiungere diversi obiettivi. Non è così che si difende la città di Crotone e il suo tessuto economico. Noi vogliamo lavorare”.

A Crotone protesta anche chi ha deciso di restare chiuso assecondando le disposizioni governative, ma ha attaccato alle vetrine dei manifesti contro “un dpcm incomprensibile” e ribadendo di pagare colpe di chi ha gestito in questi anni la sanità calabrese, che va detto, è commissariata da oltre un decennio e gestita pertanto da Roma.

Sulla proroga del ‘decreto Calabria’ (Giulia Grillo ex ministro) è in atto uno scontro molto vivace tra palazzo Chigi e la politica regionale che vorrebbe la fine della gestione romana, visti i risultati gestionali finora raggiunti.