Immigrazione clandestina, sgominate due organizzazioni: 24 arresti

Blitz della Squadra Mobile di Crotone. Tra gli arrestati ci sono anche avvocati, pubblici ufficiali e anche due appartenenti alla Polizia di Stato della Questura pitagorica.

Carlomagno

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blitz polizia

Gli agenti della Squadra mobile della Questura di Crotone hanno eseguito in tutta Italia diversi arresti e perquisizioni nei confronti di persone accusate di far parte di due associazioni internazionali dedite al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Tra gli arrestati ci sono anche avvocati, pubblici ufficiali e anche due appartenenti alla Polizia di Stato della Questura di Crotone.

L’inchiesta, in codice Ikaros, è coordinata dalla Procura pitagorica, ed è condotta oltre che dagli agenti della Mobile crotonese, dai colleghi di Bolzano, Catanzaro, Forlì, Lecce, Roma, Terni, Vibo Valentia, nonché del Reparto Prevenzione Crimine di Siderno e Vibo Valentia, del Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni e del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Reggio Calabria. Sono ventiquattro gli arresti, 15 in carcere gli altri ai domiciliari. Gli indagati sono in tutto 90.

Destinatari della misura cautelare in carcere
Sameer Khan Ahmadzai
Ur Rehman Atta
Jahfarin Safi Zada
Edris Mahmoudzadeh
Sohaib Ahmad
Intzar Ahmed
Soran Omar Rashid Rashid
Soran Mirza Rasul
Rachida Lebkhachi
Khasro Abdulhameed Mohammed
Ibrahim Mohammed Albayati
Makwan “Marco” Karim
Khoshnaw Hussein Mustafa
Rawezh Waleed Khalid
Edwan Karsol Ahmed

Ai domiciliari
Salvatore Andrea Falcone
Gianluca Malena
Irene Trocino
Sergio Trolio
Gabriella Panucci
Rocco Meo
Salvatore Panciotto
Gennaro Mazza
Alfonso Bennardis

L’inchiesta
In particolare, nel corso dell’indagine, sono emerse due distinte associazioni aventi ramificazioni sul territorio nazionale e all’estero specializzate nelle predisposizione di documentazione falsa attestante residenze fittizie e false assunzioni nei confronti di soggetti richiedenti asilo, per lo più di nazionalità curdo irachena, interessati a ottenere il riconoscimento di una forma di protezione internazionale, non in quanto bisognosi di essere salvaguardati dal loro stato di origine, bensì solo per ottenere un titolo di soggiorno che garantisse loro la libertà di movimento sul territorio italiano ed europeo.

A fronte di tali prestazioni i richiedenti asilo erano disposti a pagare delle somme di denaro.
Promotori e partecipi delle due associazioni erano soggetti stranieri residenti o dimoranti nel crotonese e nelle province limitrofe, avvocati compiacenti, mediatori culturali e poliziotti in servizio presso la Questura – Ufficio Immigrazione – nonché un dipendente della Prefettura in servizio presso la Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale e un appartenente alla Polizia Locale di Crotone.

I membri dell’associazione stranieri e i mediatori, in contatto con loro connazionali stanziati in Iraq o all’estero, fungevano da intermediari e procacciatori per i legali compiacenti i quali predisponevano documentazione falsa o attestazioni fasulle circa la presenza sul territorio nazionale del richiedente asilo per conto del quale avanzavano la richiesta soprattutto presso le Questure di Crotone, Catanzaro.

Una volta avviata la pratica il richiedente, che sitrovava in Iraq, veniva avvisato della fissazione dei vari appuntamenti previsti dalla procedura ossia fotosegnalamento, audizione della Commissione Territoriale e, infine, ritiro del permesso di soggiorno, in occasione dei quali giungeva in Italia tramite aereo munito di regolare visto turistico, per poi ripartire facendo rientro nel paese da cui chiedeva di essere protetto.

Nel corso dell’indagine si accertava, inoltre, il ruolo ricoperto dai vari pubblici ufficiali i quali o erano consapevoli della strumentalità delle richieste, ma comunque si prestavano ad assecondare il sistema illecito oppure, in alcuni casi, a fronte di somme di denaro e/o regalie, acceleravano le pratiche per i richiedenti o, in altri, attestavano falsamente le residenze degli stranieri.

A fronte della copiosa raccolta di prove e indizi veniva, pertanto, chiesta l’adozione di misure cautelari nei confronti dei membri di tali sodalizi criminali che veniva accolta dal Giudice per le indagini preliminari, Romina Rizzo, la quale disponeva la misura del carcere per n.15 soggetti e degli arresti domiciliari per i restanti 9 soggetti. Complessivamente sono state segnalate alla Procura  90 indagati.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa presso la Questura di Crotone alla presenza del Procuratore della Repubblica, Giuseppe Capoccia, del pm Alessandro Rho, e del Questore di Crotone, Massimo Gambino.

“Un magma indigesto che mostra come questa terra abbia un deficit di legalità gravissimo anche in quei gruppi di professionisti che dovrebbero stare dalla parte della legalità”. Lo ha detto il Procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia nella conferenza stampa. Coinvolti cittadini stranieri e diversi professionisti finiti ai domiciliari: si tratta degli avvocati Andrea Falcone, Gianluca Malena, Irene Trocino, Sergio Trolio e Gabriella Panucci; degli agenti di polizia Rocco Meo e Salvatore Panciotto, del vigile urbano Alfonso Bennardis e del dipendente della Prefettura presso la Commissione territoriale, Gennaro Mazza.

“La legalità – ha aggiunto Capoccia – non è una fiaccolata. Qui bisogna ciascun gruppo che esprime legalità faccia una profonda riflessione. Questa operazione, comunque, dimostra che lo Stato ha gli anticorpi per reagire”. “Il motore delle due associazioni – ha detto il sostituto procuratore Alessandro Rho – era il denaro. I numeri sono importanti. Si parla di diverse migliaia di euro a pratica. I capi di imputazione sono 209 e le persone indagate 90. In pratica queste due associazioni, che avevano dei punti in comune, fungevano da agenzie di servizi ilelciti per creare documenti falsi atti per permettere di far ottenere i permessi di soggiorno e far restare in Italia persone che non ne avevano diritto”.

L’indagine ha riguardato un arco temporale che va dal 2017 al 2020 ed è partita da una segnalazione interna della Questura di Crotone, è stata condotta dalla II sezione della Squadra Mobile guidata dal vice questore Nicola Lelario.

“Abbiamo fotografato – ha detto Lelario – quello che si può definire il sistema Crotone. La nomea di Crotone era che qui si ottenevano facilmente i permessi di soggiorno. Le due associazioni organizzavano tutto: dalla falsificazione dei documenti ai viaggi in Italia per fare il colloquio. Quando abbiamo fermato diverse persone che avevano ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale in modo illegale queste ci hanno rinunciato”.