Locale di ‘ndrangheta a Petilia, 18 indagati dalla Dda di Catanzaro

Carlomagno

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I Carabinieri del Comando provinciale di Crotone hanno eseguito nel capoluogo pitagorico, a Petilia Policastro e presso diverse case circondariali, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 18 indagati, di cui 11 già sottoposti a fermo di indiziato di delitto eseguito il 25 gennaio 2021 nell’ambito dell’operazione “Eleo”, 3 già detenuti nell’ambito di altri procedimenti penali e 4 catturati in data odierna, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsioni, usura, delitti in materia di armi, furti, danneggiamenti seguiti da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Il provvedimento scaturisce da un’attività investigativa, condotta, dal marzo 2018 all’aprile 2020, dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Crotone e dalla Compagnia di Petilia Policastro, diretta e coordinata dal Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e dai sostituti Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino.

Gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno consentito di definire la pervasività della Locale di ‘ndrangheta di Petilia Policastro nel territorio dei comuni di Petilia e Cotronei, la quale ha visto una sua riorganizzazione, a partire dall’anno 2014, a seguito di alcune scarcerazioni per fine pena di suoi esponenti di spicco, che hanno determinato una escalation di atti intimidatori sul territorio.

L’indagine ha consentito di individuare e delineare i singoli ruoli dei vari componenti della citata articolazione ‘ndranghetistica, comprese le nuove leve che si prestavano, tra le altre cose, a fare d’autista al reggente; nonché ricostruire e identificare gli autori dell’omicidio con conseguente soppressione di cadavere (c.d. “lupara bianca”) avvenuto il 30 ottobre 2018, a Petilia Policastro, nei confronti di un allevatore.

Sono emersi diversi episodi di illecita attività finanziaria e di usura commessi nei confronti di commercianti e liberi professionisti che versavano in difficoltà economiche. L’inchiesta ha permesso di accertare l’identità dei responsabili di estorsioni compiute nei confronti di imprenditori locali attivi soprattutto nel settore turistico in località Trepidò di Cotronei o boschivo nell’area silana; ma anche ricostruire specifici fatti delittuosi di danneggiamento e furto per lo più funzionali ad imporre il “servizio di guardiania” presso villaggi turistici della zona; e procedere nei confronti di un affiliato per detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo e clandestine.

In particolare l’attività investigativa compiuta ha permesso di identificare il mandante e un esecutore materiale dell’omicidio dell’allevatore Massimo Vona, ricostruendone le varie fasi.

Il 30 ottobre 2018, la vittima, infatti, dopo essere stata attirata con l’inganno presso un’azienda agricola sita in località “Scardiato” di Petilia Policastro, con il falso pretesto di “consegnargli” i responsabili dell’incendio appiccato nell’anno 2016 in danno del suo capannone, sarebbe stata uccisa, con almeno due colpi di arma da fuoco, dall’assassino che lo attendeva unitamente ad altri soggetti allo stato sconosciuti.

I presunti responsabili avrebbero quindi proceduto all’eliminazione fisica del cadavere, i cui resti non sono stati mai rinvenuti.

L’8 novembre 2018, in località Scavino di Petilia Policastro, i carabinieri hanno rinvenuto solo la carcassa dell’autovettura dell’allevatore scomparso, completamente distrutta dalle fiamme e abbandonata in una stradina interpoderale a servizio di alcuni appezzamenti di terreno coltivati ad uliveti.