Capitaneria: “Nostre vedette in mare pure a forza 8, ma era livello 4”. Intanto 67 morti

Carlomagno

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Sale a 67 il numero delle vittime del naufragio del barcone carico di migranti nelle acque di Steccato di Cutro. Il ritrovamento è avvenuto in mattinata. L’ultimo corpo, in ordine di tempo, ad essere stato recuperato dai soccorritori che stanno operando nella zona della tragedia, è quello di una bambina. Il bilancio delle vittime tra bambini e adolescenti sale così a 16, ma si teme che possano essere di più.

Intanto, sulle polemiche scaturite dai mancati soccorsi nell’immediatezza dopo l’avvistamento dell’imbarcazione da parte di Frontex, sabato sera, interviene il Comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi che ai giornalisti ha spiegato: “Perché non siamo usciti? Non è così il discorso. Dovreste conoscere i piani, gli accordi che ci sono a livello ministeriale”.

Aloi ha poi confermato che le motovedette della Guardia costiera possono uscire anche con il mare molto mosso. “A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4, ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8″, ha sottolineato Aloi facendo intendere che se la Guardia costiera fosse stata avvisata in tempo avrebbe potuto scongiurare l’immane tragedia.
Secondo una nota della Guardia costiera, la prima chiamata è giunta in centrale operativa intorno alle 4.30 di domenica, a tragedia già avvenuta.
Appare evidente che qualcosa è andato storto nelle comunicazioni tra Frontex e il corpo marittimo.

“Le nostre regole di ingaggio – aggiunge poi il comandante – sono una ricostruzione molto complessa non da fare per articoli di stampa. Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti: le operazioni le conduce la Gdf finché non diventano Sar (“Search and rescue” – Ricerca e salvataggio). In questo caso la dinamica è da verificare”, ha osservato Aloi.

Il comandante spiega nei dettagli ciò che è avvenuto quella notte: “Ci dispiace leggere sui giornali che non abbiamo fatto il soccorso. Comprendiamo che ne puoi salvare 100 mila ma poi è quell’unico ragazzino o bambino o famiglia che non riesci a salvare che fa sembrare inutile il tuo lavoro. Non si tratta di burocrazia e di qualunque esperienza si può fare tesoro. Vedremo alla fine delle indagini che non sono solo penali ma anche interne e amministrative. Sono provato umanamente ma professionalmente sono a posto”, ha detto  Vittorio Aloi.

“Da segnalare la precisazione di Frontex sulla dinamica dell’allerta lanciato via mail. La mail parte dal quartier generale dell’Agenzia a Varsavia sabato 25 febbraio alle 23.03 ed ha come destinatario “Icc Rome“, vale a dire “l’International coordination center” di Frontex in Italia che si trova a Pratica di Mare ed è un organismo interforze. Per conoscenza, la mail viene inviata anche ad altri 26 indirizzi, tra i quali quello dell’Italian maritime rescue coordination centre (Imrcc) e alla centrale operativa della Guardia di Finanza”.

“Ma cosa dice la mail? Che alle 21.26 di sabato l’aereo “Eagle1” individua una imbarcazione con motore entrobordo di colore “irriconoscibile” che navigava alle coordinate ’38°23’02” N’ di latitudine e ‘017°34’07” E’ di longitudine ad una velocità di 6 nodi. Quanto al numero di persone a bordo, il documento indica “uno nel ponte superiore” e “possibili altre persone sotto coperta”. Nella mail ci sono poi una serie di informazioni addizionali: la “galleggiabilità” dell’imbarcazione è “buona”, non ci sono persone in mare e “non è visibile” la presenza di giubbotti di salvataggio. Infine, i piloti dell’aereo segnalano che grazie al sistema di monitoraggio satellitare è stata rilevata “una chiamata satellitare dall’imbarcazione alla Turchia”.

Questo sembrerebbe confermare alcune versioni fornite da superstiti, ossia che uno degli scafisti, vedendo delle luci sulla costa, le ha probabilmente scambiate per lampeggianti della Polizia e ha poi effettuato la chiamata satellitare (citata da Frontex) informando i suoi complici in Turchia. A quel punto, forse su consiglio dei trafficanti turchi, il “timoniere” ha cambiato rotta ma si è diretto verso la secca dove l’imbarcazione è rimasta incagliata. Poi le onde l’hanno smembrata in mille pezzi coi migranti, senza salvagente, che sono caduti nelle acque agitate e sono in larga parte annegati, stando al numero stimato tra 180 e 250 persone a bordo. I sopravvissuti sono infatti circa 80, mentre le vittime accertate finora sono 67.

Portavoce Guardia Costiera: “Tragedia non prevedibile”

Il naufragio avvenuto in Calabria, è “una tragedia non prevedibile alla luce delle informazioni che pervenivano”. Lo ha detto il portavoce della Guardia Costiera Cosimo Nicastro a ‘5 minuti’ di Bruno Vespa.

“Gli elementi  – ha aggiunto – di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti. Non erano arrivate segnalazioni telefoniche né da bordo né dai familiari. E allo stesso tempo la barca, partita 4 giorni prima dalla Turchia, non aveva riportato alcuna informazione alle altre omologhe organizzazioni di Guardia costiera che ha attraversato”.

Leggi i comunicati della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza