Cdm Cutro, pene fino a 30 anni per scafisti e associazioni coinvolti in traffico migranti

Il ministro della Giustizia Nordio a Cutro: "Vi è un intervento nell'ambito del diritto penale estremamente severo nei confronti degli scafisti, ma non solo: anche nei confronti di chi organizza, promuove, finanzia in qualsiasi modo questa tratta di persone"

Carlomagno

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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio a Cutro

“Vi è un intervento nell’ambito del diritto penale estremamente severo nei confronti degli scafisti, ma non solo: anche nei confronti di chi organizza, promuove, finanzia in qualsiasi modo questa tratta di persone”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo in conferenza stampa a Cutro per illustrare il decreto sui flussi migratori che inasprisce le pene per scafisti e associazioni che si rendono responsabili del traffico di migranti.

Il provvedimento si articola in tre punti, spiega il Guardasigilli: “primo è un inasprimento delle pene dell’articolo 12 del testo unico sull’immigrazione; pene che vengono aumentate in misura relativamente consistente, ma soprattutto vi è l’introduzione di una nuova fattispecie di reato che è quella che punisce, con questa pena molto severa, da venti a 30 anni di reclusione, quando deriva come conseguenza non voluta da parte degli scafisti, la morte o la lesione grave o gravissima di più persone. Conseguenza non voluta, ma spiega ancora il ministro Nordio, se fosse voluta, ci troveremmo di fronte a un reato ancora più grave di omicidio aggravato. Però la pena è portata direi al massimo possibile, a trent’anni”.

La terza novità “è costituita dall’allargamento di giurisdizione penale dello Stato italiano. Se la condotta è diretta a procurare l’ingresso illegale nel teritorio dello Stato il reato è punito secondo la legge italiana anche quando la morte o le lesioni si verificano al di fuori di tale territorio”.

In buona sostanza, spiega Nordio, “Quando l’imbarcazione è diretta verso il territorio italiano, anche se il disastro si verifica in acque extra nazionali la giurisdizione penale italiana viene affermata”. Quindi significa “un allargamento di quella che è la nostra pretesa punitiva nei confronti di questi criminali, che tra l’altro agiscono in associazioni e traggono poi da questa attività alimenti finanziari per aumentare ancora di più la propria attività illegale”.

Un traffico che registra “una crescita esponenziale che se noi non la fermiamo, anche con l’arma della sanzione penale, rischia di aumentare anche le vittime in mare”, ha concluso il ministro Nordio.