Jonny, la Cassazione dispone un nuovo processo per don Scordio

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)
Don Edoardo Scordio
Don Edoardo Scordio

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna di don Edoardo Scordio, già parroco di Isola Capo Rizzuto, al quale in appello erano stati inflitti 8 anni ed 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa (in primo grado il Tribunale di Crotone lo aveva condannato a 14 anni e 6 mesi).

Il prete venne arrestato nel maggio del 2017 nell’ambito dell’operazione Jonny con la quale la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro aveva portato alla luce le ingerenze della cosca Arena nella gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto, all’epoca dei fatti gestito dalla Misericordia e di cui il prete era uno dei dirigenti.

La sentenza della Cassazione riguardante don Scordio ha annullato senza rinvio il reato di malversazione, cioè la distrazione di fondi statali a favore della cosca, che era già caduto in appello e ha disposto un nuovo processo davanti alla corte di appello di Catanzaro per l’associazione mafiosa.

Il parroco è ritenuto partecipante della cosca Arena come organizzatore e promotore dell’accordo per distrarre i fondi provenienti dalla gestione del centro di accoglienza a favore del clan. Don Scordio, di 76 anni, dal 2017 era stato posto ai domiciliari in un convento dei rosminiani.

“È una decisione, quella della suprema corte di Cassazione che non mi lascia affatto sorpreso – ha detto l’avvocato Tiziano Saporito -. Sono state così tante le prevaricazioni del pregiudizio rispetto alla prova e rispetto ai fatti che la suprema corte non poteva non accogliere i ricorsi proposti”.