Raffiche di Kalashnikov in centro. Preso Giuseppe Pataffio

Carlomagno

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Raffiche di Kalashnikov in centro. Preso Giuseppe Pataffio
Giuseppe Pataffio

I Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro (Reggio Calabria), hanno arrestato un pregiudicato di 26 anni, Giuseppe Pataffio, presunto autore di danneggiamento aggravato, porto e detenzione di arma da guerra, aggravati dalla metodologia mafiosa.

L’arresto risale al 7 aprile scorso ed è stato eseguito su ordine della Procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia – in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del locale tribunale.

L’operazione prende le mosse dal danneggiamento a mezzo esplosione di colpi di fucile mitragliatore – tipo Kalashnikov Ak-47, avvenuto nel centro di Gioia Tauro lo scorso 3 gennaio 2016, alle 20 circa, nei confronti di un cancello d’ingresso dell’abitazione di un cittadino gioiese, contro il quale furono esplosi 28 colpi calibro 7,62 X 39 (appunto il munizionamento tipico utilizzato dalla micidiale arma da fuoco).

L’episodio ha destato grande sconcerto e preoccupazione tra la popolazione proprio per le modalità con le quali era stato perpetrato l’atto delittuoso. Nell’immediatezza dei gravi fatti i militari dell’Arma, sotto il coordinamento della Dda di Reggio Calabria, sono giunti all’esatta individuazione del veicolo, che risultava all’epoca noleggiato e dal quale furono esplosi i colpi, così da identificarne, il corrispondente locatario, destinatario del provvedimento restrittivo, a titolo di concorso nel reato per danneggiamento aggravato e porto e detenzione di un’arma da guerra, dalla straordinaria potenza di fuoco.

La successiva attività d’indagine, sviluppatasi per circa tre mesi secondo metodi tradizionali e avvalendosi di attività tecnica nonché del prezioso contributo del Ris di Messina, in particolare sui reperti sequestrati nell’immediatezza, ha consentito di raccogliere ulteriori, determinanti e gravi indizi a carico di Giuseppe Pataffio e posti a base del provvedimento disposto dall’autorità giudiziaria. L’indagato, al termine delle procedure di rito, è stato tradotto il penitenziario di Palmi.