Omicidio Pizzichemi a Montebello Jonico. Arrestato Giuseppe Tripodi. Ucciso per un debito

Carlomagno

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Giuseppe Tripodi, arrestato per l'omicidio di Pizzichemi
Nel riquadro Giuseppe Tripodi, arrestato per l’omicidio di Pizzichemi

Un uomo di 51 anni, Giuseppe Tripodi, è stato arrestato dai militari per l’omicidio di Antonio Giuseppe Pizzichemi, freddato martedì sera in contrada Fossato di Montebello Jonico, in provincia di Reggio Calabria. Il movente, secondo quanto ricostruito, sarebbe riconducibile a un debito di duemila euro che la vittima aveva contratto con il figlio del presunto omicida.

Pizzichemi, già noto alle forze dell’Ordine, è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi al culmine di un litigio in contrada Mulino poco prima delle 19. Sul luogo sono intervenuti i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno avviato le indagini.

Gli investigatori, che in breve hanno ricostruito i fatti, si sono messi da subito sulle tracce del presunto assassino fermandolo nella notte. Secondo la ricostruzione dei militari alle 18.30 giunge una telefonata al 112. I militari ascoltano: “Venite subito in via dei Mulini, hanno sparato ad un uomo”. Nel giro di pochissimi minuti quindi, la centrale operativa della Compagnia Carabinieri di Melito Porto Salvo (Rc) inoltra la notizia alle pattuglie presenti sul territorio che tempestivamente giungono sul luogo.

Di lì a breve arriverà anche un’ambulanza del 118 sulla quale verrà caricato l’uomo ferito poco prima ma il cui cuore smetterà di battere durante la disperata corsa in ospedale. Il tempestivo intervento massiccio dei carabinieri melitensi si rivelerà risolutivo.

Una quindicina di uomini dell’Arma iniziano a battere la zona palmo a palmo e, dopo averli individuati, interrogano tutti i testimoni e le persone presenti riuscendo, nel giro di pochissimo tempo, a ricostruire, con assoluta chiarezza, la dinamica dei fatti.

La vittima, con alle spalle qualche precedente penale per reati di poco conto, risiedeva nella frazione di Fossato. Era titolare di un frantoio che a quanto sembra, negli ultimi tempi aveva dovuto chiudere per problemi economici.

A sparare, appurano gli inquirenti, sarebbe stato il 51enne Giuseppe Tripodi, incensurato, e padre di 5 figli. I due si conoscevano da tempo ed alla base del gesto, viene spiegato, un diverbio per un debito di circa 2.000 euro che la vittima aveva nei confronti di uno dei figli del Tripodi per alcuni lavori agricoli che quest’ultimo aveva fatto nel tempo ma mai saldati.

Nel tardo pomeriggio di ieri, Pizzichemi che si trovava nel cortile antistante l’abitazione di Tripodi unitamente ad alcuni parenti di quest’ultimo che invece era affacciato al balcone della propria abitazione sito al primo piano.

Tripodi avrebbe chiesto all’uomo di saldare quel debito. Da qui il diverbio. Sarebbero volate parole grosse fin quando Pizzichemi, in tono di sfida, avrebbe invitato Tripodi a raggiungerlo in strada per “chiarire definitivamente la questione”.

“È a questo punto – scrive la Procura di Reggio – che Tripodi, in parte accecato dalla rabbia ed in parte per un gesto che avrebbe commesso Pizzichemi, tanto da far ritenere all’omicida che l’uomo potesse essere armato, sarebbe rientrato immediatamente in casa e, dopo aver impugnato una pistola Beretta cal. 7.65 regolarmente detenuta, si sarebbe riaffacciato puntando la pistola sull’uomo e facendo fuoco 3 volte”.

“Il Pizzichemi avrebbe tentato di trovare riparo dietro un’autovettura ma i tre colpi, che lo hanno attinto all’addome ed a una gamba si sono rivelati fatali. Le immediate e tempestive attività di indagine, svolte con metodi tradizionali, sono state decisive, ed hanno infatti consentito di risalire immediatamente all’identità del killer, che veniva poco dopo rintracciato all’interno della propria abitazione consegnando ai Carabinieri anche l’arma del delitto”.

“Immediatamente dichiarato in stato di arresto e condotto negli uffici della Compagnia Carabinieri di Melito Porto Salvo lo stesso, già in stato di arresto, veniva interrogato fino a notte fonda, alla presenza del suo difensore, dal magistrato di turno rendendo, nel corso dell’atto, piena confessione”. Al termine dell’interrogatorio, Giuseppe Tripodi veniva tradotto presso la casa circondariale “G. Panzera” di Reggio Calabria.