Calanna, Princi voleva il posto di “don Ciccio” Greco. FOTO VIDEO

Carlomagno

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L'arresto di Antonino Princi
L’arresto di Antonino Princi

Voleva prendere il posto dello storico boss di Calanna “don Ciccio” Greco, Antonino Princi, il latitante catturato stamane in un blitz congiunto Carabinieri-Polizia, ma gli “eredi” del sodalizio criminale volevano impedirglielo, per questo hanno tentato di ucciderlo in un agguato mafioso andato a male perché Princi, dopo un inseguimento, con l’auto dei sicari alle costole, aveva fatto in tempo a sfondare il cancello con la sua auto e a ripararsi in una azienda di rifiuti a Sambatello di Reggio Calabria, dove lavorava come operaio.

Agenti e militari lo hanno scovato in un’abitazione isolata di Cardeto, paesino “scalinata” a metà strada tra la città dello Stretto e l’Aspromonte, in piena notte, quando insieme agli uomini dello Squadrone cacciatori hanno fatto irruzione per prelevarlo. La casa era di proprietà di un 45enne pregiudicato del posto, Saverio Arfuso, arrestato per favoreggiamento personale.

Antonino Princi era ricercato dallo scorso 29 luglio, quando la Dda di Reggio Calabria ha messo la parola fine alla faida dei Greco di Calanna con l’operazione in codice Kalanè in cui, oltre a Giuseppe Greco (figlio del defunto boss di Calanna), Domenico Provenzano, Antonio e Giuseppe Falcone, nella rete della Squadra mobile di Reggio Calabria doveva finirci anche lui, lo “Sceriffo”, ma riuscì a sfuggire alla cattura.

Da allora sono passati sette mesi e le indagini degli inquirenti non si sono mai fermate fino a individuare il “covo” dove è stato trovato e arrestato. L’uomo, nato in Francia il 1971, non ha opposto resistenza e non era armato.

ARFUSO Saverio
Saverio Arfuso, trovato insieme a Princi e arrestato per favoreggiamento

L’abitazione, secondo le acquisizioni informative dell’Arma, sarebbe dovuta essere disabitata, mentre non erano sfuggiti alla quotidiana capillare azione di controllo del territorio della locale Stazione Carabinieri alcuni movimenti sospetti proprio in corrispondenza di quel fabbricato.

Su Antonino Princi pendono accuse pesanti: è ritenuto responsabile in concorso dell’omicidio di Domenico Polimeni e del tentato omicidio del “concorrente” Giuseppe Greco, commessi nella frazione Sambatello di Reggio Calabria il 3 aprile 2016.

L’indagine “Kalanè”, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotta dalla locale Squadra Mobile, aveva consentito di ricostruire le dinamiche di un omicidio e due tentati omicidi, nonché i ruoli dei mandanti e degli esecutori materiali.

Dagli elementi acquisiti nel corso dell’indagine – spiegano nel dettaglio gli inquirenti – è emerso come all’interno della famiglia Greco di Calanna fosse scaturito un conflitto interno, con l’ascesa al potere criminale proprio di Antonino Princi, il quale, approfittando dell’assenza dalla Calabria di Giuseppe Greco, classe 1960 e del periodo di collaborazione con la giustizia che quest’ultimo aveva avviato dopo il suo arresto nell’ambito dell’Operazione “Meta”, aveva accentrato su di sé il controllo delle attività illecite nella zona di Calanna e Sambatello, feudo storico ed incontrastato della famiglia Greco, alla quale Princi è legato anche da rapporti di parentela.

PRINCI Antonino classe 71
Antonino Princi

Secondo la ricostruzione della Procura Distrettuale Antimafia, Giuseppe Greco, sentendosi esautorato, avrebbe deciso di eliminare Princi senza però riuscirci e scatenando la reazione della vittima. In particolare, Greco, figlio dello storico boss di Calanna don Ciccio Greco, aveva progettato di uccidere Antonino Princi all’uscita dell’impianto di trattamento dei rifiuti a Sambatello, dove lavorava come operaio.

Per attuare il progetto criminoso, il 9 febbraio 2016, previo accurato studio delle abitudini della vittima, accompagnato da uno dei sodali, con una spettacolare azione di fuoco attentava alla vita del Princi, esplodendo numerosi colpi di arma da fuoco (fucile e pistola) contro l’autovettura sulla quale viaggiava quest’ultimo, il quale riusciva miracolosamente a salvarsi, con una serie di manovre repentine che lo portavano prima a sfondare il cancello carraio dell’impianto di smaltimento della spazzatura e poi a trovare riparo all’interno di esso, in luoghi poco conosciuti agli assalitori.

Il tentato omicidio Princi innescava la successiva vendetta: la sera del 3 aprile, due fidatissimi sodali di Antonino Princi si appostavano nei pressi di una piccola abitazione di Calanna, dove Giuseppe Greco aveva trovato rifugio e con una fulminea azione di fuoco riuscivano a ferire gravemente Giuseppe Greco che si era affacciato al balcone. Nel corso della sparatoria, investito dai pallettoni, veniva ucciso Domenico Polimeni che aveva dato ospitalità al Greco e assieme a lui stava sul balcone.