Dieni (M5S): «Falcomatà chiarisca su trasferimento nuora De Stefano»

Carlomagno

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La parlamentare del M5S Federica Dieni
La parlamentare del M5S Federica Dieni

«Il sindaco di Reggio Calabria deve chiarire immediatamente i motivi che lo hanno spinto a chiedere il trasferimento a Palazzo San Giorgio della nuora di Giorgio De Stefano, considerato uno dei capi della cupola massonica della ‘ndrangheta». Così la deputata del M5S Federica Dieni.

«Secondo attendibili fonti di stampa – prosegue la parlamentare –, Giuseppe Falcomatà, utilizzando una norma speciale prevista per gli enti già sciolti per infiltrazioni mafiose, avrebbe chiesto il trasferimento di Emanuela Quattrone dal Comune di Melito Porto Salvo a quello di Reggio Calabria, al fine di proseguire nei protocolli di legalità, correttezza ed efficienza amministrativa già introdotti dalla commissione straordinaria. Tutto bene, se non fosse che Emanuela Quattrone è la moglie del figlio di un personaggio che, secondo le ipotesi della Dda di Reggio, da decenni sovrintende tutte le dinamiche criminali della provincia di Reggio e non solo. De Stefano, tra le altre cose, è uno dei principali imputati nel processo Gotha, che vede attualmente alla sbarra i membri della presunta cupola che avrebbe governato segretamente la città che oggi Falcomatà vorrebbe bonificare, con atti francamente incomprensibili».

«Alcune domande – insiste Dieni – sono ineludibili: perché il sindaco avrebbe chiesto lo specifico trasferimento della Quattrone al Comune di Reggio? Perché proprio lei e non altri funzionari? Perché voleva affidargli il delicato ruolo della gestione dei tributi? Perché, in definitiva, Falcomatà si è esposto così tanto a favore di una burocrate con parentele così pesanti?».

«Falcomatà – conclude Dieni – ha il dovere pubblico di chiarire al più presto la vicenda: serve a poco scaricare le responsabilità sugli uffici del Comune che avrebbero, a suo dire, suggerito e richiesto il trasferimento della Quattrone, poi non concretizzatosi. Il sindaco deve diradare le ombre perché questa grottesca e preoccupante storia, da sola, annulla il fiume di parole sulla legalità e la lotta alla ‘ndrangheta che il sindaco propina ai reggini da due anni a questa parte».