“Don Ciotti sbirro”, scritte mafiose vergognose a Locri. Indagini

Carlomagno

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scritte Locri
Scritta su muro del Vescovado di Locri

“Più lavoro meno sbirri” e “don Ciotti sbirro”. Sono queste le scritte vergognose apparse sui muri del Vescovado di Locri all’indomani della visita del capo dello Stato Sergio Mattarella. Le scritte sono state cancellate, ma hanno già sollevato reazioni sdegnate da tutti i fronti istituzionali.

Mattarella era sceso domenica in Calabria per commemorare le vittime della mafia nell’ambito della giornata organizzata da “Libera”, l’associazione guidata di don Ciotti. “Mafiosi vili e senza coraggio”, è stato il monito del presidente della Repubblica parlando allo stadio.

Il religioso destinatario delle invettive mafiose è ospite del Vescovado dove risiede il vescovo Francesco Oliva. Domani, 21 marzo sarà celebrata a Locri la giornata in memoria delle vittime di mafia e da una giornata “memorabile” – quella di domenica con Mattarella – si annuncia carica di tensione la celebrazione di martedì.

“Queste scritte rientrano nella strategia della ‘ndrangheta che dice meno sbirri e più lavoro, ma è quella che fa fuggire le imprese che il lavoro lo danno”, ha detto all’Ansa il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho in merito alle frasi.

“Proprio una settimana fa – ha aggiunto il magistrato – un’impresa non calabrese che lavorava all’archivio della Corte d’appello, ha abbandonato tutto ed è fuggita per le intimidazioni. Allora smettiamola di raccontare storie e cominciamo a denunciare per far sì che la ‘ndrangheta smetta di ostacolare lo sviluppo in maniera ignorante. E ignorante è chi interpreta queste scritte come una verità e non come un’enorme truffa della ‘ndrangheta”.

“I carabinieri hanno già avviato le indagini e tenteremo di capire, anche attraverso le presenze nell’area della manifestazione, quale sia la migliore lettura ed a quale cosca vada attribuito il gesto. E’ tipico della ‘ndrangheta criticare le migliori iniziative, come quella di questi giorni, che collegano la Calabria al resto d’Italia”.