Terrore in ristorante di Reggio, presi estorsori con arsenale [NOMI-FOTO-VIDEO]

Carlomagno

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Le persone coinvolte nell'operazione Lampo a Reggio Calabria Gianfranco Musarella
Le persone coinvolte nell’operazione Lampo a Reggio Calabria

E’ di 4 fermi e un arresto in flagranza il bilancio di una operazione congiunta Carabinieri – Polizia condotta stamattina a Reggio Calabria nell’ambito di una inchiesta sul pizzo a un ristorante da cui è poi scaturito il ritrovamento di un vero e proprio arsenale da guerra.

Si tratta di Gianfranco Musarella, di 39 anni; dei fratelli Antonino Marra, detto “Nino”, (37); Giovanni Marra, (34), Alessandro Marra (30), e Pamela Domenica Barillà (23), quest’ultima compagna di Musarella arrestata per le armi rinvenuti nel quartiere di San Giovannello.

I cinque indagati, tutti reggini, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, danneggiamento mediante incendio, aggravati dalle modalità mafiose o per aver agevolato la ‘ndrangheta.

L’inchiesta, denominata “Lampo”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria trae origine da una richiesta di soccorso pervenuta alle forze dell’ordine (Carabinieri e Polizia) da parte di una famiglia che gestisce una pizzeria a Reggio Calabria, costretta, per almeno due anni, a subire le interferenze e le imposizioni dei fratelli Musarella (Sebastiano, attualmente detenuto per altra causa, e Gianfranco) e dei loro sodali nella gestione dell’esercizio commerciale, sfociate in una serie di atti intimidatori di gravità sempre maggiore, posti in essere, da ultimo, mediante l’esplosione di colpi di arma da fuoco e incendio.

I soggetti sottoposti al fermo sono accusati di aver imposto alle vittime il pagamento, a titolo di pizzo, di una somma iniziale di 1.500 euro per il sostentamento dei detenuti e di 500 euro settimanali (per un primo periodo) e di 300 euro settimanali fino al 25 aprile 2017, nonché di averle costrette a sottostare ad un rigido e giornaliero controllo della contabilità dell’esercizio commerciale e ad assumere, come cassiera, prima la moglie di Antonino Marra e, successivamente, la compagna di Gianfranco Musarella, Pamela Domenica Barillà.

LE IMMAGINI

I presunti estorsori avrebbero inoltre preteso dalle vittime ulteriori prestazioni per lo più consistenti nella somministrazione di ordinazioni gratuite a favore di avventori inviati o segnalati dai Musarella, costringendole, peraltro, a tollerare i comportamenti arroganti e prevaricatori della cassiera Pamela Domenica Barillà (arrestata in flagranza di reato durante il blitz di oggi per detenzione di armi da fuoco comuni e da guerra, assieme a Giovanni Marra e a Gianfranco Musarella ), la quale – forte della protezione dell’amante Gianfranco Musarella, del gemello Sebastiano e di Antonino Marra – offriva gratis, sovente, servizi di ristorazione ad amici e conoscenti, e prelevava denaro dalla cassa dei datori di lavoro.

IL VIDEO

Già nel novembre 2016, poiché la cassiera Pamela Barillà veniva sorpresa a prelevare denaro dalla cassa per consegnarlo a Antonino Marra, giunto al locale in compagnia di Giovanni Marra, la titolare della pizzeria la ostacolava mettendola fuori dall’esercizio commerciale.

A quel punto Giovanni Marra, rivolgeva alla titolare la seguente minaccia: “Stasera non coricatevi a casa”. Dopo qualche minuto, sopraggiungeva Gianfranco Musarella che, dopo aver litigato con la titolare della pizzeria, minacciava il figlio, puntandogli una pistola sotto il mento e ammonendo: “Vi ammazzo tutti e tre!”.

In altre occasioni, Gianfranco Musarella, Antonino e Giovanni Marra, rivendicavano ingiustamente la proprietà dell’attività commerciale.

Lo scorso 25 aprile, la titolare della pizzeria, per aver comunicato l’intenzione di licenziare la Barillà a causa delle difficoltà economiche ed anche in ragione del suo cattivo comportamento, veniva minacciata, aggredita e percossa da Antonino Marra che le procurava contusioni multiple giudicate guaribili in sei giorni.

A distanza di due giorni, (27 aprile 2017), intorno alle ore 21.30, nonostante il locale fosse frequentato da numerosi clienti, due soggetti travistati da casco e passamontagna a bordo di un motorino Honda SH, danneggiavano la porta di emergenza del locale, cospargendola di benzina e dandole fuoco con una bottiglia incendiaria. Ed ancora, il 29 aprile 2017, intorno all’ 1.40, due soggetti, sempre a bordo di un motorino Honda SH di colore bianco, danneggiavano con undici colpi d’arma da fuoco la loro autovettura parcheggiata nei pressi della loro abitazione.

Le vittime presentavano le denunce sia presso i Carabinieri che presso gli uffici della Polizia di Stato. Pertanto, le meticolose indagini svolte congiuntamente, in pochissimi giorni, dal Nucleo operativo della Compagnia dei Carabinieri e dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, supportate da alcune dichiarazioni delle vittime e dall’analisi delle immagini estrapolate da diversi sistemi di videosorveglianza, hanno consentito all’Autorità giudiziaria di emettere il provvedimento restrittivo a carico dei soggetti sopra indicanti e di ascrivere, a costoro, a vario titolo, anche i singoli episodi del 27 e 30 aprile scorsi, relativi al danneggiamento a seguito di incendio della porta dell’uscita di emergenza della pizzeria (Gianfranco Musarella in qualità di mandante) e all’esplosione di colpi d’arma da fuoco ai danni dell’autovettura parcheggiata nei pressi della residenza dei titolari della pizzeria (Giovanni Marra).

I reati sono aggravati dalle modalità mafiose, atteso peraltro che Sebastiano Musarella, attualmente detenuto e fratello di Gianfranco, è stato già condannato per associazione mafiosa nell’ambito dell’Operazione “Eremo” del 2005.

Nel corso delle perquisizioni domiciliari, in un locale adibito a deposito di vario materiale, connesso all’abitazione di Gianfranco Musarella, gli operatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri individuavano un vano e un sottotetto all’interno dei quali rinvenivano un arsenale di armi, parti di armi e munizioni.

L’arsenale consiste in un fucile Kalashnikov Ak47, una pistola mitragliatrice Uzi, due pistole semiautomatiche Beretta, un revolver, una pistola a salve, 4 fucili cal. 12, 2 carabine, una carabina ad aria compressa, 4 silenziatori, varie divise di una ditta di vigilanza, passamontagna e guanti, caschi ed attrezzi da scasso.

Alla luce di quanto ritrovato, Gianfranco Musarella, Giovanni Marra e Pamela Domenica Barillà, nata a Reggio Calabria il 16 settembre 1994, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato per detenzione illegale di armi comuni e da guerra, nonché del relativo munizionamento per armi da guerra. Pamela Barillà, infatti, è stata sorpresa stanotte insieme al Marra all’interno del casolare in cui erano custodite le armi.