‘Ndrangheta, catturato il latitante Antonino Pesce

Carlomagno

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arresto Antonino Pesce

La Squadra mobile di Reggio Calabria e il Servizio centrale operativo di Roma hanno arrestato stamane a Rosarno il latitante Antonino Pesce, 26 anni, ritenuto elemento di vertice dell’omonima cosca di ‘ndrangheta.

La Polizia, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, lo ha catturato all’alba in un appartamento sito al primo piano del rione condominiale popolare “Oreste Marinelli” di Rosarno. Cinturato l’edificio, i poliziotti hanno fatto irruzione nell’appartamento cogliendo l’uomo di sorpresa. Non era armato e non ha opposto resistenza.

Pesce era ricercato dall’aprile 2017 quando sfuggì alla cattura nell’operazione “Recherche” con la quale fu smantellata la rete dei fiancheggiatori del boss Marcello Pesce arrestato nel 2016 dopo 6 anni di latitanza.

Ad Antonino Pesce, classe 1992 viene contestato il ruolo di direzione e capo del ramo della cosca Pesce che si riconosce nella figura del padre Vincenzo Pesce classe 1959, alias “U pacciu” (attualmente detenuto), con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, degli obiettivi da perseguire, delle attività economiche da avviare ed attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose.

Assieme al fratello Savino, classe 1989, impartiva ordini e direttive alla cosca, facendo leva proprio sullo spessore criminale del padre, riconosciuto dagli altri esponenti di vertice della cosca quali Marcello Pesce e Antonino Pesce classe 1982, con i quali trattava la ripartizione delle zone d’influenza e dei proventi del mercato del trasporto merci su gomma per conto terzi.

Infatti, il menzionato Vincenzo Pesce è stato condannato, in via definitiva, a 16 anni di reclusione nell’ambito del processo All Inside, quale esponente apicale dell’omonima cosca, nonché a cinque anni di reclusione, in primo grado, nell’ambito dell’operazione “Reale 6” per il reato di scambio elettorale politico-mafioso.

L’indagine “Recherche” ha messo in evidenza l’attualità del potere criminale assunto dai fratelli Savino (attualmente detenuto) e Antonino classe 1992, il cui carisma e potere intimidatorio induceva alcuni trasportatori della zona di Rosarno a cedere a soggetti di loro fiducia alcuni servizi di trasporto di merci su gomma (prodotti agrumicoli, kiwi ed altro), facendo prevalere il criterio dell’influenza sulla parte del territorio in cui avevano sede le aziende di settore, ricadenti sotto il loro controllo criminale già esercitato dal padre Vincenzo.

Complessivamente, l’indagine “Recherche” ha fatto luce sul monopolio della cosca Pesce nell’esercizio del trasporto delle merci su gomma nel territorio di Rosarno e zone limitrofe.