Truffa alla 488, confisca a società vicina al clan Piromalli

Carlomagno

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Porto di Gioia-tauroI Finanzieri del Gruppo di Gioia Tauro hanno eseguito, su ordine della Procura della Repubblica di Palmi, un provvedimento di confisca per equivalente a carico della società “Il Corriere Group Srl”, condannata per aver indebitamente percepito contributi della legge 488, per oltre 1,2 milioni di euro, destinati alla realizzazione di uno stabilimento industriale nei pressi del porto di Gioia Tauro. La confisca riguarda un capannone industriale.

Il provvedimento a carico della società è l’epilogo di una complessa indagine – a suo tempo coordinata dalla stessa Procura della Repubblica e sviluppata nell’ambito dell’azione di contrasto della Guardia di Finanza ai fenomeni delle frodi a danno del bilancio pubblico e delle infiltrazioni mafiose nelle imprese insediatesi nella zona del porto di Gioia – che aveva consentito di individuare un sodalizio criminale dedito alla commissione di reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta, frode fiscale continuata – posta in essere anche attraverso un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti – e riciclaggio di proventi da attività illecita, neutralizzato attraverso l’applicazione di misure cautelari personali e patrimoniali reali a carico delle persone fisiche e giuridiche coinvolte nella vicenda, disposte con ordinanza a firma del Gip Fulfio Accurso ed eseguita il 19 febbraio 2014.

Le indagini svolte consentivano di acclarare, tra l’altro, che “socio occulto” della società Il Corriere Group S.r.l. era tale Domenico Pepè detto “Mimmo” – già coinvolto per reati di cui all’art. 416-Bis, in quanto ritenuto affiliato di rilievo delle cosche Piromalli / Pesce di Gioia Tauro e Rosarno -, noto per essere stato, a suo tempo, protagonista nei presunti tentativi di estorsione perpetrati dal medesimo ed altri, sotto la regia delle principali cosche della zona, ai danni della Medcenter Container Terminal S.p.a. (richiesta della famosa tangente di 1,5 dollari a container movimentato nel porto di Gioia Tauro).

Nella vicenda risultavano coinvolti, tra gli altri, anche i fratelli Ferdinando e Salvatore Pepè, figli di Domenico. Salvatore Pepè era stato arrestato l’8 marzo 2011 per un accusa di associazione mafiosa, nell’ambito dell’operazione “Crimine 2”, in quanto ritenuto affiliato alle cosche Piromalli – Pesce – Oppedisano.

Nell’occasione, finirono in manette M.C., Domenico Pepè (1955), A.M.G, Ferdinando Pepè (1984), Salvatore Pepè (1985), e R.C. Il provvedimento di confisca odierno, riguarda un immobile industriale a suo tempo oggetto dei finanziamenti accertati quali indebitamente percepiti.